Guida

per (future) famiglie arcobaleno

Questa guida è stata realizzata grazie al sostegno finanziario ricevuto nell’ambito di un accordo di subfornitura di prestazioni stipulato con Pro Familia Svizzera.

© Federazione Famiglie Arcobaleno Svizzera, 2017
Tutti i diritti riservati
La riproduzione del presente documento (seguirà a breve il link) è consentita solo previa autorizzazione con citazione del copyright.

Introduzione

Abstract & Ringraziamenti

La prima parte di questa guida è dedicata ai miti e ai pregiudizi nei confronti delle famiglie arcobaleno e delle persone LGBTIQ* che desiderano avere un figlio, con l’intento di fornire le argomentazioni necessarie per smontarli. La seconda parte illustra possibilità e difficoltà legate alla formazione di una famiglia da parte di persone LGBTIQ*. La terza parte parla delle sfide che le famiglie arcobaleno si trovano a vivere nella loro quotidianità e nella scuola, fornendo consigli pratici su come affrontarle. I vari temi vengono integrati con i risultati del sondaggio sulla situazione delle famiglie arcobaleno in Svizzera del 2017, arricchiti con il racconto di esperienze personali.

Le informazioni della guida sono state raccolte da membri attivi della Federazione Famiglie Arcobaleno. In questa sede, un particolare ringraziamento va alle seguenti persone:

Martin della Valle, Chatty Ecoffey, Nuray Erler, Tobias Kuhnert, Delphine Roux, Hannes Rudolph, Martina & Maria von Känel nonché a coloro che hanno arricchito la guida con le loro testimonianze personali.

di Maria von Känel
Membrə fondatore della Federazione Famiglie Arcobaleno

Con l’estensione alle coppie dello stesso sesso dell’adozione del figliastro nel gennaio 2018 e del matrimonio per tutti nel luglio 2022, si sono compiuti passi importanti a favore del riconoscimento giuridico e sociale delle realtà di vita delle famiglie arcobaleno in Svizzera. L’ampio consenso registrato dal progetto di legge «Matrimonio per tutti», approvato con il 64,1 per cento dei voti e da tutti i Cantoni, è un segnale forte di accettazione verso le molteplici forme di convivenza e la pluralità familiare.

Nella quotidianità, le persone LGBTIQ* che desiderano avere un figlio e le famiglie arcobaleno si trovano spesso ad affrontare questioni pratiche, ad esempio quali possibilità vi sono di formare una famiglia o come trovare un accordo sull’accudimento, l’educazione e il mantenimento del figlio o ancora perché l’autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA) chiede un appuntamento. Di questa e altre questioni si occupa il nostro team di consulenti dal 2010, mettendo insieme le conoscenze acquisite o agendo da intermediari con operatori e specialisti.

Nell’ambito della mia attività di direttrice della Federazione Famiglie Arcobaleno ho già accompagnato moltissime famiglie ai loro incontri con le autorità, i servizi specializzati e la scuola, constatando che molti dei suddetti operatori e specialisti non conoscono le famiglie arcobaleno né sanno bene come comportarsi con esse. Nel corso di colloqui personali è stato possibile colmare lacune, stimolare la comprensione e spesso trovare buone soluzioni per tutti i soggetti coinvolti.

Con questa guida vorremmo trasmettere le conoscenze acquisite come pure fornire qualche consiglio per le situazioni più complesse. Desideriamo incoraggiare persone, coppie e famiglie LGBTIQ* a sostenere la loro forma familiare e il loro stile di vita, a chiedere aiuto se necessario nonché a contribuire al riconoscimento delle famiglie arcobaleno in Svizzera con la loro visibilità. Sperando che questa guida possa costituire un valido supporto per la pianificazione della famiglia e la sua quotidianità, vi auguriamo una lettura che sia al tempo stesso istruttiva e fonte di ispirazione.

di Tobias Kuhnert

Questa guida utilizza l’acronimo LGBTIQ+, il quale sta a indicare persone lesbiche, gay, bisessuali/romantiche, trans, intersessuali e queer. I termini lesbica, gay e bisessuale/romantico indicano gli orientamenti di persone che provano un’attrazione sessuale/romantica verso persone dello stesso sesso (L e G) o di entrambi i sessi (B). Il contrario di LGB è eterosessuale/romantico. Trans designa un’identità di genere e sta a indicare che il sesso attribuito a una persona per nascita non corrisponde alla sua identità di genere. Una persona trans può identificarsi sia in una donna sia in un uomo o avere un’identità di genere non collocabile in questa binarietà o non solo. Il contrario di trans è cis. Per intersessuali s’intendono persone le cui caratteristiche fisiche non rientrano negli standard medici definiti di «maschile» e «femminile». Il contrario di intersessuale è endosessuale o diadico. Queer è un termine generico che indica persone che non rientrano nella norma eterosessuale/romantica, cis e/o endosessuale. Il segno più (+) alla fine del termine rimanda alla consapevolezza del fatto che questi elenchi sono incompleti e dunque alle ulteriori varianti e identità sessuali, fisiche, romantiche e di genere, quale simbolo di un atteggiamento aperto verso le stesse.

Nella guida è previsto anche l’uso dell’asterisco di genere, posto tra la forma grammaticale maschile e femminile (ad es. visitatore*trice), il quale non comprende unicamente le due categorie binarie di uomo e donna bensì fa riferimento alla pluralità di ulteriori generi e identità, consentendo così di evitare la costruzione eteronormativa. Per eteronormatività s’ְintende partire dal presupposto che esistano due soli generi (maschile e femminile), biologicamente «fondati» e gerarchicamente ordinati (maschile sovraordinato al femminile), i quali si desiderano reciprocamente e si comportano (o devono comportarsi) conformemente ai ruoli loro assegnati. Questa costruzione non tiene conto di tutte le altre identità né di stili di vita differenti. L’asterisco di genere consente dunque uno spazio intermedio che va al di là di sesso, genere e ruolo maschile/femminile o uomo e donna.

Nonostante l’adozione di questi accorgimenti linguistici inclusivi, la presente guida contiene anche concetti eteronormativi. Per evitare di rafforzare schemi di pensiero eteronormativi, si è cercato di completare e ampliare termini quali donatore di sperma e madre sostitutiva, i quali rimandano a caratteristiche biologiche e a determinate attribuzioni a queste collegate (donatore di sperma=uomo, madre=partoriente=donna). Tuttavia, poiché proprio la genitorialità è un settore fortemente biologizzante sul piano linguistico, non sempre il risultato auspicato è stato raggiunto. La mancanza di una differenziazione più completa non intende assolutamente consolidare l’eteronormatività bensì è dovuta soltanto all’assenza di termini inclusivi.

I contenuti della presente guida si basano sulle conoscenze specialistiche teoriche e pratiche degli_delle autori_trici. Ulteriori fonti sono riportate al termine di ogni capitolo.

Pregiudizi relativi alle famiglie arcobaleno e alle persone LGBTIQ* che desiderano avere un figlio

di Delphine Roux

Questa parte tratta dei pregiudizi più comuni sulle famiglie arcobaleno e le persone LGBTIQ* che desiderano avere un figlio. Sulla base delle ricerche condotte a livello internazionale e dei risultati del sondaggio nazionale della Federazione Famiglie Arcobaleno «Famiglie arcobaleno in Svizzera», cercheremo di confutare qui tali pregiudizi.

Le famiglie arcobaleno sono una realtà e diventano sempre più numerose. Negli ultimi 10 anni il numero dei figli delle famiglie arcobaleno è cresciuto molto, in quanto oltre metà delle persone giovani LGBTIQ* desiderano un figlio.

Contrariamente al pregiudizio ampiamente diffuso, le persone LGBTIQ* vogliono e possono avere figli o ne hanno già. Difficile stabilire quanti sono i figli che crescono nelle famiglie arcobaleno in Svizzera. Secondo la nostra opinione, ciò è dovuto anzitutto al fatto che sia la formulazione delle domande sia la metodologia di sondaggi e studi condotti a livello nazionale non hanno fin qui tenuto sufficientemente conto delle persone LGBTIQ* con figli né delle molteplici forme di famiglie arcobaleno. A ciò si aggiunge la difficoltà ricorrente delle persone LGBTIQ* di essere etichettate o censite in sondaggi nazionali. «L’Ufficio federale di statistica ammette che le cifre estrapolate riguardo alle coppie dello stesso sesso con figli vanno interpretate con grande cautela (Ufficio federale di statistica 2012). Pertanto, non vi sono indicazioni certe sul numero di coppie dello stesso sesso con figli», ha affermato Yv E. Nay [1] ricercatore_trice dell’Università di Basilea.

Ciò nonostante, le osservazioni fatte nella pratica da associazioni LGBTIQ* e organizzazioni che lavorano con bambini, giovani e famiglie evidenziano numeri in aumento per i figli che crescono in famiglie arcobaleno. Secondo le stime degli_delle esperti_e, i figli che in Svizzera vivono attualmente all’interno di famiglie arcobaleno vanno dai 6’000 ai 30’000. Queste cifre si basano su due diverse proiezioni provenienti da Germania e Francia[2]. Anche il sondaggio «Famiglie arcobaleno in Svizzera» ci fornisce ulteriori informazioni: delle 884 persone LGBTIQ* intervistate, il 40% ha già figli, ossia 582 tra bambini e ragazzi crescono con 353 genitori LGBTIQ*. Ciò vuol dire che nelle famiglie arcobaleno sono presenti in media 1,6 figli, che in qualche modo corrisponde al tasso di natalità svizzero, pari a 1,54.

Diversità familiare e famiglie arcobaleno

Un altro dei pregiudizi diffusi è che i figli delle famiglie arcobaleno provengono forzatamente da precedenti relazioni eterosessuali e hanno sia un padre sia una madre, motivo per il quale non beneficerebbero dell’apertura all’adozione del figliastro per coppie dello stesso sesso. Ma questo è vero per alcuni di loro, non per tutti. Le tipologie di famiglie arcobaleno sono estremamente variegate. Vi sono coppie di donne o di uomini che vivono con figli propri, adottati o accolti a scopo di affiliazione e che si fanno chiamare mami/mamma o papi/papà; persone LGBTIQ* che realizzano in autonomia il desiderio di un figlio o si uniscono per formare una famiglia queer; coppie di donne e di uomini che formano insieme una famiglia plurigenitoriale; o ancora famiglie trans, lesbiche, gay, bisessuali o eterosessuali e molte altre ancora.

Alla domanda su come hanno formato la loro famiglia, le persone partecipanti al sondaggio nazionale «Famiglie arcobaleno in Svizzera» hanno risposto che i loro figli sono stati concepiti come segue:

  • 33% con inseminazione artificiale da una banca del seme all’estero (donazione di sperma anonima o meno)
  • 31% con relazioni eterosessuali precedenti
  • 17% con donazione di sperma privata
  • 10% co-genitorialità
  • 3% con maternità surrogata all’estero
  • 2% con relazioni eterosessuali in corso
  • 1% con famiglie ricomposte (figli provenienti da precedenti relazioni omosessuali o eterosessuali)
  • Un numero molto contenuto di persone LGBTIQ* ha formato una famiglia tramite adozione (nazionale o internazionale) o accoglimento di minori a scopo di affiliazione.

Alla domanda sull’ipotesi di avvalersi della nuova norma di adozione del figliastro per genitori dello stesso sesso, che entrerà in vigore a inizio 2018, i genitori LGBTIQ* hanno risposto come segue:

  • 44% si avvarrà della nuova norma e presenterà una domanda di adozione
  • 38% sarà il_la partner ad avvalersi della norma e a presentare domanda di adozione
  • 46% trarrà vantaggio dalla maggiore accettazione da parte della società che farà seguito a questa modifica legislativa

Dunque, contrariamente al pregiudizio diffuso, il numero di figli che crescono in famiglie arcobaleno non è affatto esiguo né saranno pochi quelli che godranno di pari tutela giuridica a seguito dell’entrata in vigore dell’adozione del figliastro per coppie dello stesso sesso, dal momento che il 53% delle famiglie intervistate per il sondaggio «Famiglie arcobaleno in Svizzera» si sono formate a seguito di inseminazione artificiale all’estero, donazione di sperma privata o maternità surrogata.

Persone LGBTIQ* e desiderio di figli

Alcune persone LGBTIQ* desiderano formare una famiglia, altre non vogliono avere figli, esattamente come avviene per le persone eterosessuali. Il 18% delle persone partecipanti al sondaggio «Famiglie arcobaleno in Svizzera» ha tra i 16 e i 24 anni, il 36% tra i 25 e i 34 anni mentre il 31% tra i 35 e i 44 anni. Dai risultati si deduce inoltre che il 54% delle persone LGBTIQ* intervistate che non hanno ancora figli, intendono formare una famiglia nel prossimo futuro. Il desiderio di famiglia è dunque ampiamente diffuso tra le persone LGBTIQ*, sia tra i ragazzi che tra i giovani adulti. Secondo un sondaggio condotto in Francia nel 2012 da Michel Dorais e Isabelle Chollet, il 60% di giovani lesbiche e gay intervistati con meno di 25 anni anni di età hanno dichiarato di voler formare una famiglia[3].

Ma le persone LGBTIQ*, come pensano di formare la loro futura famiglia? Il sondaggio «Famiglie arcobaleno in Svizzera» traccia il seguente quadro:

  • 24% con l’adozione del figliastro
  • 16% con l’inseminazione artificiale da persona donatrice non anonima
  • 12% con l’inseminazione artificiale da persona donatrice anonima
  • 12% con donazione di sperma privata
  • 10% co-genitorialità
  • 8% con maternità surrogata
  • 8% con accoglimento di un minore a scopo di affiliazione
  • 8% non sa ancora

Queste cifre dimostrano che anche i futuri figli beneficeranno della tutela giuridica grazie all’adozione del figliastro. Nello stesso sondaggio, il 43% delle persone intervistate ha dichiarato che una delle loro paure è che il figlio non venga riconosciuto legalmente[4].

Pari diritti

«Nel 1997 la Svizzera ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo. Con questo strumento, si è impegnata a garantire tali diritti a ogni bambino, senza alcuna discriminazione e indipendentemente dallo stato del bambino o dei suoi genitori (art. 2). Penalizzare i figli delle famiglie arcobaleno, ad es. riguardo ai loro diritti al mantenimento, contraddice tale principio», ha dichiarato Stefanie Knocks, Direttrice della Rete svizzera diritti del bambino [5]. Indipendentemente dalla cifra effettiva dei bambini e ragazzi coinvolti in Svizzera, questi hanno diritto di pari trattamento così come di essere tutelati dalle discriminazioni a causa dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere dei loro genitori, senza eccezioni.

[1] Nay, Yv E.. (2016). Was sagt die Wissenschaft zu «Regenbogenfamilien»? Eine Zusammenschau der Forschung, pp. 1-9. http://www.regenbogenfamilien.ch/de/fakten/ (solo in tedesco e in francese)
[2] Nay, Yv E. (2016). Ibidem
[3] Dorais, Michel e Chollet, Isabelle. (2012). Être homo aujourd’hui en France: enquête. Brossura.
[4] Altre pubblicazioni sul tema: Federazione Famiglie Arcobaleno. (2015): Dossier omogenitorialità – Revisione del diritto d’adozione. http://www.regenbogenfamilien.ch/it/material/publikationen/
[5] Federazione Famiglie Arcobaleno. (2015). Dossier omogenitorialità – Revisione del diritto d’adozione. p. 4. http://www.regenbogenfamilien.ch/it/material/publikationen/

Essere genitori presenti, avere una relazione solida e di fiducia con il figlio, garantire supporto e calore emotivo, creare un contesto sociale adeguato e accompagnare il figlio nel suo sviluppo individuale: tutto ciò non ha nulla a che vedere con l’orientamento sessuale o l’identità di genere, per cui anche le persone LGBTIQ* possono essere buoni genitori, esattamente come gli altri.

Il fatto che le persone LGBTIQ* non sarebbero buoni genitori è un pregiudizio sulle famiglie arcobaleno che resiste ostinatamente anche tra operatori e specialisti che lavorano con bambini, giovani e famiglie e che si presume sia all’origine delle discriminazioni giuridiche, come il divieto di adozione congiunta per coppie dello stesso sesso o l’esclusione dalla procreazione medicalmente assistita. Lo sviluppo dei figli sarebbe compromesso dall’assenza del padre o della madre così come nessuna seria ricerca scientifica o di altro tipo sarebbe in grado di dimostrare che questi bambini e ragazzi possano vivere bene e che le persone LGBTIQ* siano buoni genitori.

40 anni di studi internazionali

È esattamente il contrario. Lo sviluppo psichico, sociale e cognitivo dei figli che crescono con genitori dello stesso sesso è oggetto di studio sin dal 1970 e queste ricerche internazionali sono unanimi nell’affermare che i figli delle famiglie arcobaleno crescono bene come gli altri e sono in grado di condurre una vita equilibrata sul piano sociale, scolastico e poi professionale. Determinante per il benessere dei figli sono la qualità della relazione e il clima familiare, non l’orientamento sessuale o l’identità di genere dei genitori. Questo è il risultato di 72 studi a lungo termine di tipo quantitativo e qualitativo condotti in Germania, Inghilterra, Paesi Bassi, Francia, Canada, USA e Australia [1]. Il punto focale di queste ricerche riguarda la competenza genitoriale e lo sviluppo cognitivo, psichico e sociale dei figli.

Gli studi che affermano il contrario e che vengono citati ripetutamente da oppositori_trici, non si fondano su criteri scientifici. In particolare, due studi intendono dimostrare che i figli che crescono con genitori dello stesso sesso sono svantaggiati. Tuttavia, né lo studio di Mark Regnerus del 2012, «New Family Structures Study», né quello di D. Paul Sullins del 2015, «Emotional Problems among Children with Same-sex Parents: Difference by Definition», hanno trovato riconoscimento tra gli specialisti perché non rispondenti a criteri scientifici [2].

«C’è bisogno di un padre e di una madre…»

Un altro dei pregiudizi ampiamente diffusi comincia con la frase «C’è bisogno di un padre e di una madre…

  • … per crescere un figlio.» Non è così: le ricerche internazionali hanno dimostrato che il presupposto fondamentale di una buona crescita è la presenza costante di una persona di riferimento, capace di assicurare al bambino supporto e calore umano, di creare un contesto sociale stabile e di accompagnarlo nel suo sviluppo individuale. Il mito della cosiddetta famiglia tradizionale quale unico modello valido e praticabile per il benessere del figlio solleva questioni anche sulle altre tipologie di diversità familiare attualmente esistenti, come le famiglie monoparentali o le famiglie allargate, in cui sono presenti buoni genitori esattamente come nelle altre. In questo contesto è irrilevante per il benessere del figlio crescere in una famiglia con genitori di sesso opposto, una famiglia monoparentale o una famiglia arcobaleno.
  • … altrimenti l’assenza di un padre o di una madre avranno ripercussioni negative in futuro.» I figli delle famiglie arcobaleno sono circondati da persone di ogni sesso, come il nonno, lo zio, il padrino, l’insegnante, nel caso in cui crescano con due madri, e dalle corrispondenti figure femminili di riferimento qualora crescano con due padri. La loro norma è la propria famiglia. Questo pregiudizio si fonda inoltre sul concetto errato che determinate competenze genitoriali siano specifiche del sesso e dunque biologiche: dolcezza e cura dei figli nonché i lavori domestici sarebbero riservati alla madre mentre l’autorità e le attività sportive con i figli spetterebbero al padre. In realtà si tratta di ruoli di genere stereotipati e i rigidi ruoli genitoriali che ne derivano sono solo delle costruzioni sociali: le ricerche dimostrano che l’istinto materno non esiste e che di fatto non sempre è la madre la figura accudente e il padre quella autoritaria. I genitori dello stesso sesso ne sono un perfetto esempio poiché fanno saltare queste rigide categorie. Gli studi dimostrano che si suddividono alla pari i lavori domestici e i compiti genitoriali, tenendo conto di interessi, competenze e personalità di entrambi i genitori.
  • … per fare un figlio.» Come dimostrano le tecniche di procreazione medicalmente assistita, l’atto sessuale, la procreazione e la genitorialità già da tempo non sono più interdipendenti neanche nel contesto eterosessuale: non c’è bisogno di un uomo e di una donna per fare un figlio bensì di un ovulo e di uno spermatozoo.

[1] http://whatweknow.law.columbia.edu/topics/lgbt-equality/what-does-the-scholarly-research-say-about-the-wellbeing-of-children-with-gay-or-lesbian-parents/
[2] http://www.regenbogenfamilien.ch/fakten/ (solo in tedesco e in francese)

Famiglia vuol dire genitori che si prendono cura dei loro figli. Le famiglie arcobaleno sono tanto naturali quanto le altre perché la famiglia nasce dall’amore.

Le famiglie arcobaleno vengono spesso contrapposte alla famiglia nucleare composta da un padre e una madre, come se vi fosse un unico modello di famiglia valido e dominante. Spesso si sente anche dire che le famiglie arcobaleno distruggerebbero la cosiddetta famiglia «tradizionale», ritenuta pietra fondante della società, e che non sono famiglie «naturali».

La famiglia è un’istituzione sociale

La società sta cambiando e con essa le forme familiari. La famiglia è un’istituzione costruita dalla società e dunque non ha un fondamento naturale né ideologico. La società svizzera non è composta esclusivamente dal modello della famiglia nucleare bensì da una pluralità di forme familiari: famiglie allargate, monoparentali, nucleari, adottive, affilianti, arcobaleno, plurigenitoriali, ecc. sono tutte forme familiari il cui baricentro non si fonda su legami biologici bensì sociali. Quali sono gli elementi costitutivi di una famiglia e quali i suoi membri viene definito specificatamente da ogni famiglia. Il concetto di famiglia arcobaleno si fonda su un modello sociale di famiglia, incentrato anzitutto sul legame e la disponibilità ad assumersi responsabilità, indipendentemente dalla parentela biologica. Da un punto di vista oggettivo, anche una famiglia con due madri o due padri oppure con un padre gay e una madre lesbica, che non formano una coppia, è una famiglia nucleare.

Quello che dunque è una famiglia naturale o normale per alcuni non lo è per altri, così come le norme sociali sono diverse a seconda del paese, del luogo e della società. La Commissione federale di coordinamento per le questioni familiari (COFF) definisce famiglie «quelle forme di vita proprie […], costituite tramite l’organizzazione di rapporti in linea di massima durevoli tra genitori e figli attraverso le generazioni come pure tra genitori, socialmente riconosciuti.»[1]

Esempi di trasformazione della famiglia e del diritto:

  • 50 anni fa il divorzio era considerato qualcosa di molto negativo. Nel 2015 metà dei matrimoni è finito con un divorzio e cresce il numero di famiglie allargate.
  • Ancora fino alla metà del 20º secolo, la convivenza era proibita nella gran parte dei Cantoni – nel Vallese fino al 1995 – e i figli nati fuori dal matrimonio erano privi di diritti nonché considerati illegittimi. Nel 2016 risultava che la gran parte delle persone che vivono una relazione di coppia sono sposate, ma un quinto di loro ha scelto comunque la convivenza [2].
  • Se si guarda al diritto di famiglia del 20º secolo, si osserva che, nelle coppie con figli, l’autorità parentale è stata riconosciuta a entrambi i genitori solo nel 1978; prima spettava solo al padre ed era denominata «patria potestà» [3].
  • Con la nuova legge sull’adozione che entrerà in vigore a inizio 2018, l’adozione del figliastro sarà possibile non solo per le coppie dello stesso sesso, ma anche per le coppie conviventi di fatto, di sesso opposto o eterosessuali. Si tratta di un progresso sul piano giuridico, che aggiorna il diritto d’adozione, dal momento che lְ’adozione era sin qui riservata alle coppie sposate.

Ma le famiglie arcobaleno sono realmente nuove forme familiari?

No. Le famiglie arcobaleno esistevano già molto tempo prima che il concetto si facesse strada nell’opinione pubblica. Un aneddoto a titolo di esempio: Anna Freud, figlia di Sigmund Freud, già all’inizio del 20º secolo conviveva con la sua partner, Dorothy Burlingham, e i figli da questa avuti in una precedente relazione eterosessuale.

Distruzione della famiglia tradizionale?

Nessun modello familiare è superiore a un altro né può rappresentare una minaccia per altri modelli familiari o i loro diritti. Ciò è vero anche per le famiglie arcobaleno, le quali non minacciano in alcun modo l’esistenza delle cosiddette famiglie tradizionali né impongono loro il proprio modello familiare. Allo stesso modo, garantire pari diritti a tutte le famiglie non diminuisce in alcun modo i diritti fondamentali delle famiglie nucleari eterosessuali. «Tutte si assumono le proprie responsabilità e donano ai propri cari amore, sicurezza e prospettive per il futuro. Per potersi assumere le loro responsabilità nei confronti dei figli, tutte le famiglie devono avere pari opportunità, indipendentemente dal loro stile di vita. Ciò significa che la politica e la società devono riconoscere le realtà familiari e preoccuparsi di creare condizioni quadro tali da mettere al centro delle riflessioni il benessere dei figli. A sua volta, questo presuppone un atteggiamento non discriminatorio verso tutte le persone che s’impegnano nell’educazione e nell’accudimento dentro la famiglia, compiti peraltro non valutabili né calcolabili, a favore delle generazioni future e passate», ha dichiarato Lucrezia Meier-Schatz, consigliera federale PPD ed ex-direttrice di Pro Familia Svizzera, nella sua prefazione all’opuscolo informativo sulle famiglie arcobaleno.[4].

Una famiglia non naturale?

  • …. «Perché non è nata dall’atto sessuale tra uomo e donna». Oggi si distingue sempre più tra procreazione, atto sessuale e genitorialità: il 10% della popolazione svizzera è sterile e la percentuale aumenta fino al 25%-30% nella fascia di età 30-35 [5] Quando si parla di procreazione medicalmente assistita (all’estero), spesso si fa riferimento a coppie dello stesso sesso, in particolare a quelle lesbiche, ma non sono certo le uniche a ricorrervi. Per la gran parte, infatti, sono le coppie di sesso opposto o le persone eterosessuali a ricorrere alla procreazione medicalmente assistita o alla maternità surrogata (all’estero). Da notare che la legge considera un uomo sposato automaticamente come il padre del figlio di sua moglie, anche se il figlio è stato concepito con una donazione di sperma in Svizzera o all’estero, mentre tale riconoscimento automatico della genitorialità non esiste per le coppie dello stesso sesso.
  • … La natura, tanto invocata dagli_dalle oppositori_trici come prova contro l’omosessualità e il desiderio di figli da parte di persone LGBTIQ*, non è poi così univoca come ci vorrebbero far credere: nella specie dei cavallucci marini, sono i maschi a partorire; lumache e pesci pagliaccio sono intersessuali; «una femmina di squalo continua a fare i cuccioli da sola» [6], proprio come le meduse [7], e oltre 1’500 specie animali mostrano un comportamento omosessuale. Per quel che riguarda il fatto di allevare cuccioli nel mondo animale, allo zoo di Bremerhavener due pinguini maschi hanno covato un uovo lasciato da una femmina per poi crescere insieme il cucciolo[8], mentre la specie di uccelli chiamati polli sultani allevano fino a 18 pulcini nel nido in famiglie plurigenitoriali[9], tanto per citare solo qualche esempio di forme familiari «non naturali», che invece in natura sono ampiamente diffuse.

[1] Commissione federale di coordinamento per le questioni familiari COFF. (2003). Warum Familienpolitik? https://www.ekff.admin.ch/it/documentazione/la-politica-familiare-perche/ (solo in tedesco e in francese)
[2] RTS Info. (01.04.2016). Les trois quarts des Suisses sont en couple et le mariage a toujours la cote. https://www.rts.ch/info/suisse/7614048-les-trois-quarts-des-suisses-sont-en-couple-et-le-mariage-a-toujours-la-cote.html
[3] Commissione federale per le questioni femminili. (2001). Donne Potere Storia 1848–2000. Capitolo 3.5. La posizione della donna nel diritto civile. https://www.ekf.admin.ch/ekf/it/home/documentazione/storia-della-parita–donne-potere-storia/donne-potere-storia-18482000.html
[4] Federazione Famiglie Arcobaleno e Association 360, Groupe Homoparents. (2015). Opuscolo informativo famiglie arcobaleno. http://www.famiglie arcobaleno.ch/it/materiale/publikationen/ (solo in tedesco e in francese)
[5] Le Temps. (12.05.16). Faire des bébés, pas si simple. https://www.letemps.ch/societe/2016/05/12/faire-bebes-simple
[6] Sciences et Avenir. (19.01.2017). En absence de mâle, une femelle requin continue seule de faire des bébés. https://www.sciencesetavenir.fr/animaux/animaux-marins/la-femelle-requin-zebre-peut-changer-de-mode-de-reproduction_109866
[7] Futura Planète. Reproduction des méduses et cycle de vie. http://www.futura-sciences.com/planete/dossiers/zoologie-monde-mysterieux-meduses-1061/page/6/
[8] Le Monde. (03.06.2009). Un couple de manchots gays adopte petit avec succès. http://www.lemonde.fr/europe/article/2009/06/03/un-couple-de-manchots-gays-adopte-un-petit-avec-succes_1202028_3214.html
[9] The Guardian. (18.07.2016). New Zealand: Earth’s Mythical Islands – in pictures.
https://www.theguardian.com/environment/gallery/2016/jul/18/bbc-new-zealand-earths-mythical-islands-in-pictures

Bambini e ragazzi che crescono in famiglie arcobaleno hanno le stesse probabilità di diventare a loro volta persone LGBTIQ* di quelli che crescono nelle altre famiglie.

«I genitori LGBTIQ* rendono anche i loro figli persone LGBTIQ*» è un altro dei pregiudizi diffusi, spesso sfruttato come argomentazione per impedire alle persone LGBTIQ* di avere figli.

Le ricerche internazionali smontano anche questo pregiudizio: il numero di figli delle famiglie arcobaleno che in seguito si definiscono persone LGBTIQ* è lo stesso dei figli provenienti da famiglie con genitori di sesso opposto [1]. L’orientamento sessuale o l’identità di genere dei genitori non ha dunque alcuna influenza sull’orientamento sessuale o l’identità di genere dei figli.

A parte il fatto che la maggioranza delle persone LGBTIQ* hanno genitori eterosessuali (dunque non sono LGBTIQ* «a causa» dei loro genitori), nessuno può “rendere” un altro una persona LGBTIQ*: essere LGBTIQ* non è una malattia, quindi non è contagioso né curabile, non si impara con l’educazione e non è nemmeno una decisione.

A dire il vero, per i figli delle famiglie arcobaleno che, crescendo, si pongono domande sul proprio orientamento sessuale e/o l’identità di genere, potrebbe essere più facile parlarne con i propri genitori rispetto ai figli con genitori di sesso opposto; inoltre, a differenza di molti giovani LGBTIQ*, è molto probabile che un loro eventuale coming out non incontrerebbe un rifiuto da parte della famiglia.

Notare che questo pregiudizio si fonda unicamente sull’ostilità verso le persone LGBTIQ*: se l’omosessualità, la bisessualità e la transidentità non fossero considerate un problema, non lo sarebbe nemmeno il fatto che i figli delle famiglie arcobaleno possano diventare LGBTIQ* come i loro genitori.

[1] Coalition des Familles LGBT. Des recherches scientifiques pour déconstruire les mythes à propos des familles homoparentales. «Mythe 5: les enfants qui vivent dans des familles homoparentales vivent dans la confusion quant à leur identité de genre et aux rôles de genre conventionnels», pp. 16-17, e «Mythe 6: les enfants qui ont des parents homosexuels seront aussi homosexuels», pp. 19-20. http://www.familleslgbt.org/documents/pdf/CFH_MELS_Module_Mythes_FRA.pdf

L’ostilità verso il mondo LGBTIQ* è fortemente diffusa nella nostra società. Pertanto, la forma familiare può essere motivo di derisione, ma la gran parte dei figli sviluppa al contempo strategie di superamento costruttive.

«I figli delle famiglie arcobaleno sono costretti a sperimentare rifiuto ed esclusione sociale», specie dai_dalle compagni_e di classe. Contrariamente al pregiudizio 4, questo non si basa esclusivamente sull’ostilità verso le persone LGBTIQ*, ma evidenzia piuttosto la preoccupazione riguardo al benessere dei figli e fa un parallelo con le discriminazioni cui i giovani LGBTIQ* ancora oggi sono spesso esposti.

Gli studi dimostrano che i figli delle famiglie arcobaleno non sperimentano forzatamente rifiuto o esclusione sociale – in pratica una sorta di ostilità per il mondo LGBTIQ* in rappresentanza dei loro genitori –, ma a volte possono essere oggetto di prese in giro. Soprattutto, i_le compagni_e pongono loro molte domande, a testimonianza di quanto poco si sa di questa forma familiare. Nel sondaggio nazionale «Famiglie arcobaleno in Svizzera», il 30% dei genitori intervistati ha dichiarato di aver sperimentato un atteggiamento ostile verso la loro famiglia LGBTIQ*, dunque non necessariamente e direttamente verso i figli, mentre “solo” il 4,5% dei figli ha vissuto tale atteggiamento ostile a scuola.

Non bisogna dimenticare che la maggioranza della popolazione svizzera è a favore della parità di diritti per i figli che crescono in famiglie arcobaleno [1].

«La forma familiare viene accettata dalla gran parte dei coetanei. Tuttavia, può succedere che tale forma dia adito a delle prese in giro, ma, contemporaneamente, i figli delle famiglie arcobaleno sviluppano strategie di superamento costruttive.» [2] Contrariamente a molti giovani LGBTIQ*, questi figli trovano sostegno nei loro genitori, i quali li dotano di strumenti per superare tali situazioni e rispondere alle domande. In linea di massima, hanno buone relazioni con i coetanei così come con gli adulti del loro contesto[3]. Una volta cresciuti, possono decidere autonomamente se e quando parlare della loro forma familiare.

I figli sono discriminati soprattutto sul piano giuridico poiché non possono essere tutelati da entrambi i genitori. Anche i contatti con la scuola e le istituzioni possono essere più complicati, dal momento che i dipendenti pubblici non conoscono necessariamente il tema delle famiglie arcobaleno oppure sono prevenuti al riguardo. Inoltre, i figli si rendono conto che la loro forma familiare è invisibile e che solo la cosiddetta famiglia tradizionale viene rappresentata come modello valido nei libri di scuola, nella letteratura, nei media, ecc.

Naturalmente nessuno penserebbe di sconsigliare a dei genitori di fare delle figlie a causa del sessismo imperante o alle persone di origine e cultura diversa di evitare di farli a causa del razzismo. Al contrario, è necessario e importante chiedersi anzitutto cosa si deve fare per costruire una società fondata sulla parità e la pluralità, senza discriminazioni di alcun tipo. Da sottolineare, inoltre, l’importanza di sensibilizzare e formare sul tema delle famiglie arcobaleno gli operatori e specialisti che lavorano con bambini, giovani e famiglie come pure di rendere visibili le molteplici forme familiari nelle strutture che si occupano di accudimento e formazione.

[1] Sondaggio Isopublic Homoparentalité del 12.06.2010. http://www.regenbogenfamilien.ch/docus/52_Isopublic_UmfrageFRA.pdf
[2] Rupp, M. (2009). Die Lebenssituation von Kindern in gleichgeschlechtlichen Lebensgemeinschaften. Colonia: Bundesanzeiger-Verl.-Ges.
[3] Coalition des Familles LGBT. Des recherches scientifiques pour déconstruire les mythes à propos des familles homoparentales. «Mythe 8: les enfants qui sont élevés dans des familles homoparentales ont plus de difficultés dans leurs relations sociales», pp. 23-25. http://www.familleslgbt.org/documents/pdf/CFH_MELS_Module_Mythes_FRA.pdf

In genere, ai figli delle famiglie arcobaleno le loro origini vengono spiegate in modo trasparente e adeguato all’età.

«A questi figli si raccontano bugie» (intendendo perlopiù riguardo alle loro origini) è un pregiudizio che si sente spesso, sostenuto regolarmente durante le dimostrazioni estremamente omofobe del movimento «La Manif pour tous» sul dibattito parlamentare riguardante l’apertura del matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso in Francia.

Anzitutto, è chiaro che i figli capiscono presto che sono necessari un ovulo e uno spermatozoo per concepire un bambino. Nel corso di incontri periodici avuti con alcuni bambini nel suo studio, la filosofa, psicoterapeuta e autrice Nicole Prieur afferma di avere identificato cinque domande importanti poste ripetutamente dai figli delle famiglie arcobaleno. La prima è la seguente: «Da quale coppia sono nato_a?» Partendo da questa domanda, conclude che i figli delle famiglie arcobaleno hanno ben chiaro il fatto che servono uno spermatozoo e un ovulo per concepire un bambino[1].

L’origine dei figli, come sono stati concepiti e come sono nati, è importante per le famiglie arcobaleno tanto quanto per i genitori di sesso opposto. I figli con due padri o due madri crescono perlopiù con entrambi i genitori dalla nascita: in questo caso non vi è dunque alcun padre o madre assente taciuto ai figli bensì persone donatrici di sperma private, residenti all’estero oppure madri sostitutive, disponibili a collaborare alla formazione di una famiglia, o ancora persone che non potevano occuparsi dei loro figli e che li hanno dati in adozione, rinunciando consapevolmente a esercitare qualunque diritto sul piano giuridico. Ai figli viene spiegato gradualmente, con parole adatte all’età, da dove vengono e come sono stati concepiti. Ad esempio, la ricercatrice canadese Isabel Côté richiama l’attenzione sul fatto che la donazione di sperma, che avvenga con persona donatrice più o meno anonima, non ha alcuna influenza sul benessere del figlio: «L’importante è distinguere la questione delle origini da quella del segreto sul tipo di concepimento: i figli nati da una donazione di sperma che rivendicano il diritto di conoscere le loro origini sono quelli che sono venuti a sapere delle loro origini in modo più o meno brutale poiché gli erano state tenute segrete. La sofferenza dei figli è dunque legata al segreto mantenuto sulla storia delle loro origini e non alla storia stessa.»[2]

[1] Federazione Famiglie Arcobaleno e Association 360 – Groupe Homoparents. (Maggio 2013). Bilan de la 2e Conférence nationale Familles arc-en-ciel. Nicole Prieur: La question des origines: entre dogmatisme et ouverture, p. 23.

[2] Federazione Famiglie Arcobaleno e Association 360 – Groupe Homoparents. (Mai 2013). Bilan de la 2e Conférence nationale Familles arc-en-ciel. Isabel Côté: Du père au géniteur en passant par le tiers intéressé́. Le rôle du donneur au sein des familles lesboparentales québécoises, p. 26.

Persone LGBTIQ* e famiglia

di Martina von Känel, Nuray Erler, Tobias Kuhnert e Martin della Valle

Adottare significa che una persona adulta o una coppia assume la genitorialità di un figlio non biologico. In caso di adozione del figliastro, si adotta il figlio del_della partner. L’adozione comporta una genitorialità a pieno titolo, con tutti i diritti e gli obblighi di autorità parentale, mantenimento, eredità, previdenza sociale, ecc. La procedura di adozione è disciplinata da leggi internazionali, federali e cantonali.

Dal 1980 il numero di adozioni in Svizzera continua a diminuire. Nel 2021 sono state registrate 467 adozioni: in tre quarti dei casi si è trattato di adozioni del figliastro. Il calo delle adozioni è riconducibile a modifiche legislative e all’applicazione della Convenzione dell’Aia sulla protezione dei minori nelle adozioni internazionali come pure alla diminuzione delle gravidanze indesiderate grazie all’uso di contraccettivi e infine ai progressi registrati dalla medicina della procreazione.

L’adozione prevede il soddisfacimento di una serie di requisiti generali:

  • L’adozione e l’accoglienza di adottandi possono avvenire soltanto se tutte le circostanze lasciano presumere che serviranno al bene del minore.
  • Il bene di altri figli dei futuri genitori adottivi non deve essere messo in pericolo.
  • I genitori biologici devono dare il loro consenso all’adozione.
  • È necessario attenersi alle disposizioni di legge.

L’idoneità dei futuri genitori adottivi a garantire il bene e soddisfare le esigenze del minore che desiderano accogliere deve essere accertata. L’idoneità sussiste se i futuri genitori adottivi:

  • sono in grado di offrire qualità personali, stato di salute, tempo a disposizione, situazione finanziaria, idoneità a educare come pure condizioni abitative atti a garantire la cura, l’educazione e la formazione del minore;
  • sono pronti ad accettare il minore con la sua indole, a rispettare le sue origini e (in caso di adozione internazionale) a fargli conoscere il Paese d’origine in maniera adeguata alle sue esigenze;
  • non sono stati condannati per un reato incompatibile con l’adozione;
  • sono sufficientemente preparati all’adozione e hanno partecipato a incontri di preparazione o di informazione adeguati;
  • non hanno più di 45 anni di differenza d’età rispetto al minore da adottare, a meno che non sussista già una relazione di fiducia tra i genitori e il minore.

I requisiti sono più severi se s’intende accogliere un minore di età superiore ai 4 anni o che presenta problemi di salute oppure se s’intendono accogliere contemporaneamente più minori o ancora se nella famiglia vivono già diversi minori.

Adozione congiunta

L’adozione congiunta, riservata alle coppie sposate di sesso diverso, dal 1° luglio 2022 è estesa anche alle coppie sposate dello stesso sesso, mentre le coppie conviventi di fatto sono escluse dall’adozione congiunta.

Adozione singola

L’adozione singola è ammessa se l’adottante ha compiuto almeno 28 anni, non è sposato_a né convivente in unione domestica registrata e ha almeno 16 anni più del minore. In linea di principio l’adozione singola è aperta anche alle persone LGBTIQ*, però si verifica di rado e quindi costituisce un’eccezione. Sono più numerosi i genitori disposti ad adottare rispetto ai minori adottabili.

Adozione del figliastro

La modifica di legge in vigore dal 1° gennaio 2018 estende l’adozione del figliastro anche a coppie dello stesso sesso sposate, conviventi in unione domestica registrata o conviventi di fatto. Concretamente, ciò significa che ora una persona può adottare il figlio del_della proprio_a partner. Tale adozione si rende necessaria, ad esempio, quando il genitore sociale intende adottare il figlio del genitore gestante concepito tramite donazione di sperma privata o ricorso a una banca del seme all’estero, o anche nel caso in cui il genitore sociale intende adottare il figlio del genitore biologico nato da maternità surrogata.

Grazie all’adozione del figliastro si garantisce ai figli che crescono in famiglie arcobaleno di poter rimanere con il secondo genitore e non essere collocati presso terzi in caso di decesso del loro genitore biologico. Parallelamente, in caso di decesso del loro genitore legale, i figli vantano un diritto sull’eredità come pure alla rendita per orfani. Si garantisce inoltre che, in caso di separazione dei genitori, sia il genitore sia i figli abbiano per legge un diritto di visita nonché un diritto al mantenimento.

Secondo il sondaggio condotto nel 2017 dalla Federazione Famiglie Arcobaleno, il 24% delle persone che non hanno ancora figli desidera formare una famiglia ricorrendo all’adozione. Ciò nonostante, solo l’1% delle persone intervistate ha potuto formare una famiglia grazie all’adozione singola nel Paese o come coppia all’estero. Riguardo all’adozione del figliastro, il 44% delle persone intervistate intende presentare domanda dopo l’entrata in vigore della legge modificata. Per il 38% di loro, sarà il_la partner a presentare domanda

QUALCHE CONSIGLIO SULL’ADOZIONE

·       Verificare se è possibile soddisfare i requisiti generali e specifici di futuri genitori adottivi

·       Frequentare un evento informativo organizzato da un ente specializzato in adozioni

·       Chiedere una consulenza personalizzata a un ente specializzato in adozioni

·       In caso di adozione del figliastro:

o   Partecipare a uno workshop specifico della Federazione Famiglie Arcobaleno (avviso tramite Facebook/Newsletter)

o   Consulenza del servizio specializzato competente o consulenza e all’occorrenza accompagnamento per appuntamenti con le istituzioni da parte della Federazione Famiglie Arcobaleno in caso di (presunte) difficoltà

Fonti:

Ufficio federale di giustizia. (06.2014). L’adozione in Svizzera. https://www.bj.admin.ch/bj/it/home/gesellschaft/adoption.html
Ufficio federale di statistica. Vari testi e documenti. https://www.bfs.admin.ch/bfs/it/home.html
Federazione Famiglie Arcobaleno. (2017). Sondaggio nazionale sulle famiglie arcobaleno in Svizzera.
Federazione Famiglie Arcobaleno. (2014). Consultazione sulla modifica del Codice civile (adozione). http://www.regenbogenfamilien.ch/it/material/medienmitteilungen/ (solo in tedesco)
PACH Pflege- und Adoptivkinder Schweiz. (s.d.). Vari testi e documenti. www.pa-ch.ch
Cancelleria federale. Vari testi e documenti. www.ch.ch

di Martina von Känel, Nuray Erler, Tobias Kuhnert e Martin della Valle

Molti genitori LGBTIQ* hanno formato la loro famiglia prima del coming out. I figli provengono da precedenti relazioni eterosessuali o sono stati concepiti prima del coming out dei genitori trans*. Il processo del coming out di un genitore LGBTIQ* presenta alcune specificità. In particolare, se si arriva a una separazione o un divorzio, spesso si teme che l’autorità parentale o il contatto con i propri figli si complichi o venga ostacolato. Tale preoccupazione influenza in modo determinante la gestione del coming out. In passato è successo che a genitori LGBTIQ* fosse negata o revocata l’autorità parentale dopo che avevano manifestato il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. Nel frattempo, la situazione è fortunatamente migliorata, ma il coming out continua a essere fonte di problemi con le istituzioni e gli_le ex-partner.

Una separazione causata dal coming out relativo all’orientamento sessuale o all’ְidentità di genere non significa «soltanto» la fine di una relazione, ma anche la fine di un’esistenza consolidata (eteronormativa e cisnormativa) e forse anche una frattura con l’ambiente circostante. Inizia una nuova fase, in cui è necessario gestire discriminazioni sociali nonché strutture relazionali e definizioni di ruoli non familiari. Spesso una separazione comporta anche la perdita di risorse materiali nonché privilegi e relazioni sociali.

Anche il contesto sociale, i figli, gli_le ex-partner, gli_le amici_amiche e i parenti hanno bisogno di tempo per familiarizzare con la nuova situazione. Se da quel momento in poi i figli vivranno con il genitore LGBTIQ*, il loro confronto con la nuova costellazione familiare avrà un altro peso rispetto ai figli che sono nati in una coppia dello stesso sesso o in una famiglia con un genitore trans. Le condizioni di vita che seguono una separazione possono essere molto complesse per i figli, indipendentemente dalla forma familiare vissuta fino a quel momento o che vivranno in futuro. Proprio in un’età in cui bambini e ragazzi sono già preoccupati dal proprio sviluppo fisico ed emotivo, i grandi cambiamenti familiari possono essere vissuti come una sollecitazione in più, per non parlare della sfida ulteriore di avere genitori non allineati alla norma etero/cis. Per lo sviluppo della propria identità e autonomia, l’atteggiamento dei coetanei rispetto ad altre relazioni e stili di vita non conformi alla norma etero/cis è molto importante. Un atteggiamento positivo e orientato all’uguaglianza da parte del contesto sociale verso le persone LGBTIQ* può favorire il processo di riconoscimento delle nuove condizioni di vita. Un atteggiamento (presunto) svalutante e ostile, invece, può ripercuotersi negativamente sulla gestione della situazione, arrivando anche al rifiuto del genitore che ha fatto il coming out e/o del_della nuovo_nuova partner.

Determinante in tal senso è il comportamento di tutti i soggetti coinvolti rispetto alla nuova situazione di vita, a prescindere dall’età del figlio nel momento in cui il genitore fa il suo coming out. L’amore e la cura reciproci come pure la cultura del dialogo e la qualità delle relazioni all’interno della famiglia costituiscono le risorse fondamentali per superare queste sfide e permettere a genitori e figli di proseguire insieme il percorso.

A fini di supporto e scambio di esperienze, si sono formati appositi gruppi per madri che amano le donne e padri che amano gli uomini con figli provenienti da relazioni eterosessuali. Anche per le persone trans esistono gruppi e possibilità di fare rete. In questi gruppi si parla della nuova situazione con altre persone che si trovano nelle stesse condizioni, si fanno nuove conoscenze e amicizie.

Le proposte e gli incontri della Federazione Famiglie Arcobaleno sono un’ulteriore possibilità di scambio e consulenza per i genitori che fanno coming out in una fase avanzata della loro vita.

Formazione di una famiglia LGBT
Secondo un sondaggio della Federazione Famiglie Arcobaleno del 2017, in circa un terzo (31%) delle attuali famiglie arcobaleno in Svizzera i figli provengono da precedenti relazioni eterosessuali. Per il 2% delle persone intervistate, i figli provengono da relazioni eterosessuali in corso.

QUALCHE CONSIGLIO SUL COMING OUT TARDIVO

·       Gestire il cambiamento in modo trasparente

·       Concedere tempo e spazio sufficienti per elaborare il cambiamento

·       Rendersi disponibili al dialogo

·       Mantenere i riti

·       Organizzare contatti con persone nella stessa situazione, sia genitori che figli

Fonti:

Federazione Famiglie Arcobaleno. (2017). Sondaggio nazionale sulle famiglie arcobaleno in Svizzera.
Jansen, E., Bruns, M., Greib, A. & Herbertz-Floßdorf, M. (2014). Regenbogenfamilien – Alltäglich und doch anders. Beratungsführer für lesbische Mütter, schwule Väter und familienbezogene Fachkräfte (2a edizione completamente rivista). Familien- und Sozialverein des LSVD (Ed.). Colonia: LSVD.  https://www.lsvd.de/lebensformen/lsvd-familienseiten/beratungsfuehrer-regenbogenfamilien.html
Selbsthilfecenter. (s.d.). Elenco di gruppi, parola chiave «Leski Frauenliebende Mütter» [pagina web]. www.selbsthilfecenter.ch/selbsthilfegruppen/

Gruppi:
www.hab.lgbt/schwule-vaeter
www.habs.ch/?page/arbeitsgruppen/schwule-vater
www.selbsthilfecenter.ch/selbsthilfegruppen/, parola chiave «Leski Frauenliebende Mütter»
https://www.transgender-network.ch/it/

di Nuray Erler, Tobias Kuhnert, Martina von Känel e Martin della Valle

Per realizzare il desiderio di un figlio, le persone / coppie LBTIQ* hanno la possibilità di ricorrere alla donazione di sperma tramite una banca del seme, una donazione privata, un rapporto eterosessuale o altro rapporto sessuale con una persona che mette a disposizione i propri spermatozoi. La scelta della donazione di sperma tramite banca del seme o privato può essere un processo lungo e complesso. Per le coppie LBTIQ* spesso si pone la domanda su chi deve cominciare a sottoporsi all’inseminazione e quanti tentativi fare. Se una delle due persone non riesce a rimanere incinta, non di rado ciò può causare contrasti o addirittura porre fine alla relazione. Vi sono anche persone LBTIQ* che non riescono a concepire con questo metodo e che quindi valutano una donazione di ovociti (al momento non ancora ammessa in Svizzera), o un diverso modo di formare una famiglia o anche la rinuncia a formarne una.

Dall’entrata in vigore del «Matrimonio per tutti», in Svizzera anche le coppie sposate dello stesso sesso – coppie di donne / coppie trans – possono accedere alle banche del seme. Le coppie non sposate o conviventi in unione domestica registrata come pure le persone single continuano a essere escluse dalle tecniche di procreazione medicalmente assistita. La maternità surrogata continua a essere vietata. Sottoporsi a inseminazione artificiale all’estero come pure aggirare il divieto di maternità surrogata recandosi all’estero non sono considerati atti punibili.

Se le coppie LBTIQ* intendono limitare al minimo il coinvolgimento della persona donatrice nella vita della famiglia o non trovano una persona adatta a effettuare tale donazione, in determinate circostanze scelgono di ricorrere a una banca del seme. Per alcuni di loro la scelta di una clinica della fertilità all’estero avviene anche per motivi medici e biologici. Presso le banche del seme in Svizzera si pratica la donazione di sperma aperta (YES donatore), che consente al figlio che abbia compiuto il 18° anno di età di avere informazioni sulla persona donatrice. A quel punto vi è tuttavia un certo rischio che tale persona non desideri più avere alcun contatto, sia introvabile o deceduta. Nella donazione di sperma anonima (NO donatore), praticata all’estero, l’identità della persona donatrice non viene resa nota. Esiste tuttavia la possibilità di una donazione di sperma anonima con profilo ampliato, nella quale si forniscono ai futuri genitori le informazioni fondamentali sulla persona donatrice, ad esempio sulla sua infanzia, sulla situazione familiare, la professione, gli hobby, le foto da bambino, ecc. Certo, nella donazione di sperma anonima non vi sono incertezze riguardo a futuri contatti / incontri, ma è anche vero che il figlio non può far valere il proprio diritto a conoscere le sue origini. Sia nella donazione di sperma aperta sia in quella anonima di una banca del seme, la persona donatrice si sottopone prima a una serie di accertamenti medici.

Per le persone / coppie LBTIQ*, l’accesso alle banche del seme è consentito nei seguenti Paesi europei: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Olanda, Spagna e Svizzera.

Molte persone / coppie LBTIQ* decidono di ricorrere alla donazione di sperma privata perché desiderano che il loro figlio venga a conoscenza delle sue origini biologiche. Oltre a queste motivazioni, anche le possibilità economiche possono incidere, in quanto per le coppie LBTIQ* i costi di una donazione di sperma in Svizzera non sono coperti dalle casse malati e ricorrere a una banca del seme all’estero comporta costi elevati di viaggio e soggiorno. La donazione di sperma privata può avvenire mediante la cosiddetta inseminazione in casa, detta anche metodo del kit di inseminazione artificiale non medicalizzata.  Nel gergo medico, l’introduzione diretta di spermatozoi nell’utero o nella cavità uterina a mezzo di siringhe viene definito anche inseminazione con donatore o eterologa. Le donazioni di sperma private possono avvenire nell’ambito privato o tramite piattaforme online come Familyship (www.familyship.org). Alle piattaforme online accedono non solo coppie LBTIQ*, ma anche coppie / persone G* che cercano potenziali interessati_e o per formare una famiglia (cosiddetta co-genitorialità) o per mettere a disposizione il proprio sperma. Una volta individuata la persona donatrice più adatta, è consigliabile che entrambe le parti si sottopongano ad accertamenti medici prima dell’inseminazione.

Quando si sceglie una donazione di sperma privata, si pone la questione del ruolo che la persona donatrice dovrà avere in futuro. Le idee in proposito delle parti coinvolte dovrebbero essere assolutamente discusse in dettaglio, così da verificare eventuali (in)compatibilità. Ma non è sempre possibile chiarire prima la situazione in via definitiva, per cui sussiste il rischio non trascurabile che accordi stabiliti in precedenza non vengano più rispettati dopo la nascita del bambino, il che, in determinate circostanze, può comportare notevoli problemi fino a difficoltà insuperabili.

La formazione di una famiglia arcobaleno grazie a una donazione di sperma privata si basa sulla fiducia e sul coraggio di accollarsi le incertezze tanto giuridiche quanto sociali. Di norma le coppie LBTIQ* rinunciano a chiedere contributi di mantenimento alla persona donatrice, che a sua volta rinuncia ai propri diritti di paternità [1]. Questi accordi possono essere stabiliti per iscritto come dichiarazione di volontà delle parti con l’aiuto di un_una giurista, sebbene al momento abbiano scarso valore giuridico in caso di controversie. Anche dopo l’entrata in vigore del matrimonio per tutti dal 1° luglio 2022, per un figlio concepito tramite donazione di sperma privata o con una donazione di sperma all’estero, è necessario avviare una procedura di adozione del figliastro.

[1] O diritti di maternità (in caso di donne trans che effettuano la donazione) o diritti della persona donatrice (in caso di persone non binarie).

Formazione di una famiglia – Secondo un sondaggio della Federazione Famiglie Arcobaleno del 2017, il 50% delle intervistate di sesso femminile ha potuto realizzare il proprio desiderio di figli tramite donazione di sperma (di cui 33% con donazione aperta o anonima all’estero, 17% con donazione privata). Delle persone intervistate che non hanno ancora figli, il 40% ricorrerebbe alla donazione di sperma (16% donazione aperta, 12% donazione anonima, 12% donazione privata).

QUALCHE CONSIGLIO SULLA DONAZIONE DI SPERMA

  • Trovare un accordo sulla futura configurazione della famiglia
  • Quale partner deve rimanere incinto_a per primo_a e perché?
  • Quale ruolo deve avere la persona donatrice?
  • Devono essere stipulati accordi scritti con le parti?

Letture consigliate:

  • Gerlach, Stephanie. (2010). Regenbogenfamilien. Ein Handbuch (3a edizione). Berlino: Querverlag.
  • Thorn, Petra & Herrmann-Green, Lisa. (2009). Die Geschichte unserer Familie. Ein Buch für lesbische Familien mit Wunschkindern durch Samenspende. Vedi www.famart.de
  • Thorn, Petra & Herrmann-Green, Lisa. (2010). Die gleichgeschlechtliche Familie mit Kindern. Interdisziplinäre Beiträge zu einer neuen Lebensform.

Film :

  • I ragazzi stanno bene (2010)
  • The Fosters (2013 – oggi)

Fonti:

Arbeitskreis Donogene Insemination. (s.d.). Vari testi e documenti.
Funcke, Dorett & Thorn, Petra (Ed.). (11.2010). Die gleichgeschlechtliche Familie mit Kindern. Interdisziplinäre Beiträge zu einer neuen Lebensform. Bielefeld: transcript Verlag
Gerlach, Stephanie. (2010). Regenbogenfamilien. Ein Handbuch (3a edizione). Berlino: Querverlag
Queer Baby. (s.d.). Samenspende [pagina web]. http://www.queer-baby.info/homosexuelle-paare-rechte/samenspende
Regenbogenfamilien NRW. Insemination [pagina web]. http://www.regenbogenfamilien-nrw.de/planen/insemination/

di Tobias Kuhnert e Karin Hüberli

Accogliere minori a scopo di affiliazione costituisce una possibilità degna di considerazione per le persone LGBTIQ* che desiderano formare una famiglia. In Svizzera si registra un fabbisogno di posti per affiliati. Nel 2014, la città di Zurigo ha lanciato una campagna promozionale su vasta scala mirata proprio alle coppie dello stesso sesso (www.stadt-zuerich.ch/sd/de/index/familien_kinder_jugendliche/pflegetageseltern.html). Anche l’associazione Pflegekinder-Aktion Schweiz ha mostrato interesse e apertura nei confronti di genitori affilianti dello stesso sesso (www.pa-ch.ch). Alcune organizzazioni di collocamento familiare promuovono molteplici forme di famiglie affilianti e sono alla ricerca di genitori adeguati (ad es. www.sofa-ag.ch/pflegefamilien/sofa-pflegefamilie-werden).

Forme di collocamento a scopo di affiliazione

Esistono diversi rapporti di affiliazione. In un accoglimento di supporto, un minore viene accudito regolarmente in alcuni giorni, talvolta con pernottamento, in modo da sollevare una famiglia che al momento si trova in difficoltà di natura psicologica o sociale. Un accoglimento settimanale completa le cure e l’educazione dei genitori quando questi possono assumersi autonomamente le loro responsabilità solo in misura limitata (ad es. nel fine settimana). In un accoglimento d’urgenza, un minore necessita di un contesto familiare adeguato a breve termine e per un periodo limitato a seguito di una crisi acuta, che a volte si può trasformare in un accoglimento a lungo termine. In caso di accoglimento permanente, il minore vive con la famiglia affiliante perché i genitori naturali non sono in grado di assicurare le cure e l’educazione del figlio nel lungo termine, sebbene l’affiliato continui in genere ad avere contatti di intensità diversa con la famiglia d’origine. In un primo momento spesso si opta per la soluzione di minore impatto e solo se questa si rivela di scarso supporto per l’affiliato si passa poi a una forma di affiliazione ulteriore (ad es. si comincia con un accoglimento di supporto, seguito da un accoglimento settimanale se la situazione nella famiglia d’origine peggiora e la famiglia affiliante è adeguata, per poi passare eventualmente a un accoglimento permanente). Ove possibile, i fratelli vengono collocati nella stessa famiglia affiliante.

In linea di principio si può affermare che più il rapporto di affiliazione è esteso (ad es. accoglimento permanente), ossia più la situazione della famiglia d’origine è complicata, minori sono le probabilità di rientro nella famiglia d’origine per l’affiliato. Questo perché, prima di prendere in considerazione rapporti di affiliazione più completi, si sono tentate soluzioni di minore impatto (ad es. accompagnamento sociopedagogico della famiglia), che però non hanno avuto esito positivo. Tuttavia, si esclude a priori tale rientro solo in una minoranza di casi.

Requisiti e presupposti

L’affiliazione è accompagnata e/o disposta dalle autorità competenti. Ciò non garantisce tuttavia un supporto professionale efficace, il quale dipende molto dalle disposizioni in vigore nei Cantoni e nei Comuni. Inoltre, bisogna distinguere i compiti delle autorità su due piani: i servizi di sorveglianza dell’affiliazione sono competenti sia per le autorizzazioni sia per la verifica delle famiglie affilianti mentre nell’istituto della curatela l’elemento centrale è il mandato per l’affiliato.

I requisiti che deve possedere una famiglia affiliante dipendono sempre dalle esigenze di sviluppo individuale del minore e dalla sua storia personale. Pertanto si cerca sempre una famiglia affiliante e un corrispondente rapporto di affiliazione adeguati al minore (accoglimento di supporto, settimanale, permanente), mai il contrario. I genitori affilianti devono essere disposti a costruire una relazione solida con il minore e a gestire le particolari circostanze con delicatezza. Come nell’adozione, anche nell’affiliazione vengono richiesti ai genitori maggiori requisiti sul piano pedagogico, dal momento che quasi tutti gli affiliati e molti figli adottivi hanno elevati bisogni educativi ed esigenze particolari legati al loro vissuto problematico.

Poiché i genitori affilianti sono soggetti a un obbligo di autorizzazione, devono sottoporsi a un esame di idoneità che prevede colloqui e presentazione di documenti (estratto del casellario giudiziale, ecc.). Fattori importanti per la dichiarazione di idoneità sono l’atteggiamento di fronte a situazioni complesse, la rete sociale nonché la disponibilità a farsi accompagnare e chiedere aiuto. Inoltre, si accertano le risorse di tempo e le condizioni abitative. Tuttavia, non esistono standard univoci per la valutazione di famiglie affilianti in Svizzera. In ogni regione le valutazioni sono disciplinate in modo diverso e dipendono dalla persona competente. Per ottenere l’autorizzazione all’accoglimento, i genitori interessati devono rivolgersi all’amministrazione comunale del luogo in cui hanno stabilito il proprio domicilio, la quale li indirizzerà al servizio competente per la valutazione, di solito un servizio sociale, un servizio pubblico di consulenza per giovani e famiglie o un servizio di sorveglianza cantonale. Poiché la mediazione di posti per gli affiliati è organizzata a livello comunale o regionale e in rari casi cantonale, il collocamento di un minore in una famiglia affiliante può richiedere tempi lunghi.

Vi è la possibilità di presentare richiesta come genitori affilianti presso un’organizzazione di collocamento familiare. Tale organizzazione valuta l’idoneità dei potenziali genitori affilianti per poi registrarli nei propri schedari. Se si arriva a un collocamento, tra i genitori affilianti e l’organizzazione si stabilisce un rapporto di lavoro, ma serve un’autorizzazione cantonale. In presenza di una richiesta di collocamento, l’organizzazione di collocamento familiare esamina diverse famiglie affilianti in termini di idoneità per l’affiliato e affianca il collocamento per l’intera durata. La riuscita di un collocamento è favorita da uno stretto accompagnamento e supporto professionali. Le proposte di accompagnamento delle organizzazioni sono diverse; in genere prevedono colloqui di consulenza periodici, linea telefonica dedicata per le urgenze, coordinamento con la curatela, intervisioni, corsi di perfezionamento e messa in rete con altri genitori affilianti. In particolare, l’organizzazione di collocamento familiare garantisce un supporto anche nella collaborazione con le famiglie d’origine, il che riduce generalmente il conflitto di lealtà per il minore tra genitori affilianti e genitori naturali. Un bollettino di Integras (Associazione professionale per la pedagogia sociale e curativa) può aiutare a scegliere l’organizzazione di collocamento familiare più adatta: www.integras.ch/images/_pdf/themenmenu/sozial_sonderpaedagogik/familienplatzierungsorganisationen/2012_Merkblatt_WahlFPO_fuerPflegefamilien.pdf

Nel colloquio con il servizio competente in materia di affiliazione o con l’organizzazione di collocamento familiare assegnati, si possono discutere e prendere in considerazioni le condizioni generali e le possibilità della famiglia. Ciò è vantaggioso sia per i genitori affilianti (attività professionale e livello di responsabilità possono essere mappati individualmente) sia per gli affiliati (molteplici famiglie affilianti possono rispondere a molteplici esigenze). Motivazioni, aspettative e timori, tanto dei genitori affilianti quanto dei genitori naturali, possono essere oggetto di discussione per trovare soluzioni trasparenti. Anche le paure e le aspettative del minore non devono mai essere trascurate.

Nel contatto con il servizio di collocamento, i genitori affilianti LGBTIQ* devono avere un atteggiamento sicuro di sé e partire dal presupposto che il personale che reagisce in maniera incerta non lo fa perché nutre riserve verso le persone LGBTIQ*, ma semplicemente perché molti non conoscono bene le famiglie arcobaleno o le realtà LGBTIQ* e dunque non sono sicuri. Per questo è importante fornire loro informazioni e creare un rapporto di confidenza. In caso di dubbi o nelle situazioni difficili, la Federazione Famiglie Arcobaleno si mette a disposizione per dare aiuto. Può rivelarsi utile, inoltre, fare attenzione al linguaggio utilizzato. Termini come «coppia omosessuale», «gay» o «lesbica» evidenziano immediatamente il tema della «sessualità» nell’interlocutore, che ancora mette a disagio molte persone. Se i potenziali genitori affilianti LGBTIQ* si presentano come coppia di donne o di uomini, facilitano le cose per l’interlocutore. D’altronde, è difficile sollevare obiezioni contro coppie dello stesso sesso che desiderano accogliere minori, educarli e assumersi le relative responsabilità.

Tutti i membri di una famiglia affiliante (dunque anche gli eventuali figli che già vivono in quella famiglia) devono essere d’accordo sull’accoglimento di un affiliato. I genitori affilianti dovrebbero inoltre essere consapevoli del fatto che accolgono un minore il cui comportamento e le cui abitudini sono diversi dai loro. Devono accettare che gli affiliati abbiano rapporti con i loro genitori naturali così come un diritto a mantenere i contatti con la famiglia d’origine, comprendendo che separarsi dai genitori biologici è sempre difficile. Disponibilità al dialogo, tolleranza ed empatia nel contatto con i genitori naturali del minore sono ulteriori requisiti importanti. Nell’interesse del minore, a seconda della situazione specifica, i genitori affilianti sono infatti tenuti a collaborare in modo più o meno stretto con la famiglia d’origine.

Aspetti emotivi

Nella loro prima infanzia, se non addirittura in fase prenatale, gli affiliati hanno spesso vissuto situazioni di stress, deprivazioni (abbandono, violenze, ecc.) e relazioni instabili o interrotte. Con il loro comportamento e le loro competenze cognitive e sociali, questi bambini e ragazzi emotivamente feriti non soddisfano necessariamente le idee di vita familiare delle persone che desiderano avere un figlio. Ciò può generare sensazioni di incapacità negli affiliati così come un sentimento di cocente delusione nei genitori affilianti per un desiderio di figli non esaudito.

Per un affiliato è importante che i genitori affilianti abbiano un atteggiamento valorizzante nei confronti dei genitori naturali, consentendogli di occupare un posto nella vita dei figli. Se i genitori affilianti riescono a comprendere il comportamento distruttivo o inspiegabile dei genitori naturali con una riflessione attiva e ripetuta, riconoscendovi aspetti positivi, permettono a sua volta all’affiliato di imparare a gestire le specificità dei suoi genitori naturali. I genitori affilianti non sostituiscono i genitori naturali bensì si assumono una parte dei compiti genitoriali. Specialmente in presenza di un forte desiderio di figli, occorre prima riflettere e ponderare attentamente le sfide emotive dei futuri genitori affilianti. È necessaria una decisione consapevole per accudire un affiliato nonché una disponibilità ad acquisire competenze aggiuntive richieste.

Per i genitori naturali, la separazione dai loro figli è un passaggio doloroso, caratterizzato da vergogna e senso di colpa. Si tratta di una circostanza di cui tenere assolutamente conto e, se possibile, sarebbe opportuno coinvolgerli nella scelta di una famiglia affiliante adeguata. Non tutte le famiglie d’origine sono disposte a far accudire il loro figlio da persone LGBTIQ*. Possono essere lontane da queste realtà o non averne conoscenza. Con il supporto dell’autorità o del servizio competente per il collocamento, alcuni finiscono per accettare una forma di famiglia affiliante LGBTIQ*. Altri ancora trovano in questo aspetti decisamente positivi per il loro figlio. In linea di principio, vale la regola che il consenso dei genitori naturali rispetto a una determinata famiglia affiliante migliora l’esito del collocamento.

Condizioni quadro giuridiche

Dal punto di vista formale e giuridico, mentre un bambino o ragazzo adottivo diventa esclusivamente figlio dei suoi nuovi genitori, l’affiliato rimane figlio dei suoi genitori biologici ovvero delle persone titolari dell’autorità parentale. Ciò significa che un affiliato ha due famiglie: la nuova famiglia (affiliante) sociale e la sua famiglia d’origine legale. Per l’accudimento quotidiano sono tuttavia i genitori affilianti ad avere potere decisionale, assumendosi così l’autorità parentale per le piccole scelte di ogni giorno(art. 300 cpv. 1 CC). Ma la realtà dimostra spesso che il coinvolgimento dei genitori naturali è importante anche in questi casi ai fini della collaborazione. Se i genitori naturali si sentono esclusi da parti rilevanti della vita del loro figlio, possono arrivare a rifiutare il collocamento e a privare il minore del loro consenso interiore alla sua vita nella famiglia affiliante, con ripercussioni negative sulla soddisfazione e le possibilità di sviluppo dell’affiliato.

Per le decisioni importanti (misure mediche/terapeutiche, istruzione, vacanze all’estero, ecc.), la competenza spetta ai genitori naturali, ma i genitori affilianti devono essere comunque ascoltati (art. 300 cpv. 2 CC). I genitori affilianti («genitori privi di autorità parentale») hanno diritto alle informazioni sul minore, conformemente allְ’art.  275a CC. In caso di limitazione o revoca dell’autorità parentale, l’autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA) trasferisce le competenze decisionali a una curatela o una tutela (artt. 308 e 311 CC).

I genitori affilianti hanno diritto a ricevere un’indennità adeguata per l’accudimento, il vitto e l’alloggio degli affiliati. Le condizioni generali del collocamento a scopo di affiliazione vengono stabilite in un accordo oppure tramite il Tribunale della famiglia o l’APMA. In questo modo si rendono trasparenti le prospettive (ritorno nella famiglia d’origine o permanenza in quella affiliante) e la durata del rapporto di affiliazione, si stabiliscono le finalità (esigenze del minore) e un’attiva programmazione dell’aiuto e infine si precisano diritti e obblighi nonché il contatto con la famiglia d’origine.

Secondo un sondaggio della Federazione Famiglie Arcobaleno del 2017, nessuna delle persone intervistate ha vissuto esperienze di affiliazione. L’8% di coloro che non hanno ancora figli sarebbe disponibile ad accogliere un minore a scopo di affiliazione.

Letture consigliate:

de la Camp, Cordula. (2001). Zwei Pflegemütter für Bianca. Interviews mit lesbischen und schwulen Pflegeeltern. Hambourg : Lit Verlag

Hoffmann, M., Asquith, R. (2010). Du gehörst dazu. Das grosse Buch der Familien. Mannheim : Sauerländer.

Maxeiner, A., Kuhl, A. (2010). Alles Familie! Leipzig : Klett Kinderbuch.

Schofield, G. & Beck, M.  (2011). Guide de l’attachement en familles d’accueil et adoptives: la théorie en pratique

Eslevier Masson & Archer, C. (2007). Enfant qui a mal, enfant qui fait mal? Nourrissons-petits enfants.

De Boeck,  Archer, C.(2007). Enfant qui a mal, enfant qui fait mal? Grands enfants-adolescents.

A.S.B.L. La Porte Ouverte (2009). Témoignages des familles d’accueil : http://www.laporteouverte.eu/wa_files/premiers_20pas.pdf

Vidéo :

Video di una coppia di uomini con un affiliato:

https://www.youtube.com/watch?v=DZvgO2XDLxo

Fonti:

Integras. (2012). Merkblatt für Pflegefamilien. www.integras.ch/images/_pdf/themenmenu/sozial_sonderpaedagogik/familienplatzierungsorganisationen/2012_Merkblatt_WahlFPO_fuerPflegefamilien.pdf

Jansen, E., Bruns, M., Greib, A. & Herbertz-Floßdorf, M. (2014). Regenbogenfamilien – Alltäglich und doch anders. Beratungsführer für lesbische Mütter, schwule Väter und familienbezogene Fachkräfte (2a edizione completamente rivista). Familien- und Sozialverein des LSVD (Ed.). Colonia: LSVD. https://www.lsvd.de/lebensformen/lsvd-familienseiten/beratungsfuehrer-regenbogenfamilien.html

Fachstelle Pflegekinder, Sozialdepartement Stadt Zürich. (05.2013). Merkblatt. Integrationsprozess in die Pflegefamilie (Wochen- und Dauerpflege). www.stadt-zuerich.ch/sd/de/index/familien_kinder_jugendliche/pflegetageseltern/dauerplatz.html

PACH Pflege- und Adoptivkinder Schweiz. (s.d.). Häufig gestellte Fragen [pagina web]. www.pa-ch.ch/fuer-pflegekinder-und-eltern/fuer-leibliche-eltern/haeufig-gestellte-fragen

Sofa – Soziale Fachdienstleistungen. (s.d.). Sofa-Pflegefamilie werden (incl. sottopagine) [pagina web]. www.sofa-ag.ch/pflegefamilien/sofa-pflegefamilie-werden

Wiemann, Irmela. (2014). Adoptiv- und Pflegekindern ein Zuhause geben. Informationen und Hilfen für Familien. Köln: Balance Ratgeber

Wiemann, Irmela. (s.d.). Diversi testi e documenti [pagina web]. www.irmelawiemann.de

di Hannes Rudolph, Transgender Network Switzerland

Anche le persone trans, come le persone cis, possono diventare genitori in vari modi. È possibile che abbiano già figli al momento del coming out, così come è possibile che formino una famiglia solo dopo la transizione, con figli biologici propri, figli adottivi, affiliati o tramite donazione di sperma. I temi dell’adozione, della donazione di sperma, della maternità surrogata e dell’affiliazione sono trattati in altre sezioni della presente guida; in questa parte intendiamo affrontare una possibilità disponibile solo per alcune coppie con un_una partner trans: la donna o la persona non binaria che fornisce gli spermatozoi e l’uomo o la persona non binaria che porta avanti la gravidanza.

Sempre più spesso le persone trans decidono di utilizzare le possibilità biologiche del proprio corpo per avere figli biologici. L’unico presupposto è avere organi riproduttivi intatti. In una coppia dello stesso sesso formata da una persona trans e da una persona cis è più facile, così come per due persone trans alle quali è stato attribuito per nascita il sesso maschile a una e quello femminile all’altra. Naturalmente anche le persone non binarie possono diventare genitori biologici.

Nel momento in cui le due persone coinvolte nel concepimento sono una dotata di utero e ovaie e l’altra di spermatozoi, il loro genere non ha importanza. Solo sul piano sociale alle persone trans può apparire strano, faticoso e forse anche incutere paura diventare genitori in queste costellazioni.

Molte persone sono impreparate all’idea che non solo donne cis possano rimanere incinte e non solo uomini cis possano fornire spermatozoi: la gravidanza è vista come appannaggio esclusivo delle donne cis, gli spermatozoi degli uomini cis. Spesso, dunque, le persone trans che diventano genitori biologici sperimentano una rimessa in discussione della loro identità di genere. Eppure esistono molti uomini cis che vorrebbero portare avanti una gravidanza e molte donne cis che vi rinuncerebbero volentieri.

Per contenere domande e irritazioni varie da parte del contesto o comunque per imparare a gestirle, alcune strategie si sono rivelate efficaci.

  1. La tua rete di supporto professionale: cerca persone capaci di accompagnare il tuo o il vostro diventare genitori, di accettare il tuo genere e di sostenerti (ginecologo_a, ostetrico_a, pediatra, ecc.).
  2. La tua rete di supporto personale: informa amici e amiche che avrai un bambino e spiega, se necessario, che ciò non significa che non sarai più trans. Fai capire loro quanto sia importante che ti sostengano come papà, mamma o genitore, ora più che mai, e che la tua autodefinizione continua a essere valida, anche se le connotazioni biologiche suggeriscono forse altre definizioni.
  3. Coming out: se vuoi evitare di essere assimilato_a al genere sbagliato nei confronti di tuo figlio, dovresti spiegare prima a tutte le persone che abbiano un ruolo rilevante come vuoi essere definito_a come genitore.
  4. Mancata conoscenza: sii consapevole che molte persone non hanno alcuna idea di padri in gravidanza, madri che forniscono spermatozoi e genitori non binari, e che reagiscono sorpresi di fronte a ciò. Non dovrebbe essere così. Cerca di affrontare la situazione con ironia e indulgenza, provando a comprendere la posizione di queste persone.
  5. Nessun senso di colpa: si può dire quello che si vuole, ma diventare ed essere genitori è faticoso. Non fare finta che sia tutto facile. È assolutamente normale non avere voglia di uscire di casa o di vedere gente. Prenditi tutto l’aiuto che riesci ad avere.

Strategie di comunicazione

È facilissimo spiegare ai bambini la nozione di trans. Qui vi proponiamo alcune risposte alle domande e alle situazioni più frequenti.

Cosa vuol dire trans? «Quando nasce un bambino, gli adulti dicono che è una femmina se ha una vagina, un maschio se ha il pene. Ma a volte non è così e allora, a un certo punto, le persone si rendono conto che il genere non corrisponde».

La tua forma familiare esiste, non devi giustificarla. I bambini devono imparare che tale forma c’è: «Perché Lara ha due mamme?» – «Perché per alcuni bambini è così. Altri hanno anche due papà o solo un genitore o più di due genitori. E com’è la tua famiglia?».

Se un papà ha portato avanti la gestazione del proprio figlio: «Come fanno due papà ad avere un bambino?» – «Alcuni papà possono avere un bambino nella pancia. Lara era nella pancia di uno dei suoi papà mentre il seme è arrivato dall’altro papà. Molte persone non sanno che è possibile».

Per una mamma che ha concepito il figlio con il proprio sperma: «Com’è possibile che una mamma abbia un pene e lo sperma?» – «Ci sono donne che nascono con un corpo simile a quello della gran parte dei ragazzi, dunque con un pene a posto della vagina».

Per i padri che allattano: «Come mai Lara prende il latte dal seno del suo papà?» – «Alcuni papà hanno latte nel seno, è possibile.» (Una buona definizione alternativa a «latte materno» è «latte dal seno)».

Nel caso in cui tu non sia binario_a: «Sei la mamma o il papà di Lara?» – «Nessuno dei due.» oppure «Lara mi chiama…».

Ogni situazione è diversa. Probabilmente sarai tu a trovare le risposte migliori con il tempo. Anche l’assenza di risposte va bene, specie di fronte agli adulti. «Diciamo che è una storia lunga e complicata» è una buona risposta “jolly”.

Coming out o «Come faccio a dirlo a mio figlio?»

Nel caso in cui vi siano già dei figli, il momento in cui i genitori rivelano per la prima volta di essere trans può comportare alcune sfide. Per i figli, il coming out di un genitore è spesso una sorpresa: papà dichiara di essere una donna o mamma precisa di essere un uomo o ancora un genitore rivela di essere non binario.

I figli possono reagire a un coming out in modo molto diverso. In genere, i piccoli hanno meno problemi dei ragazzi. Ma, a prescindere dagli anni, i figli hanno molte domande alle quali bisogna rispondere in modo sincero e adeguato all’età. Così come hanno bisogno di essere sicuri che non perderanno il genitore.

Alcune persone trans si chiedono se non sia meglio rinunciare al coming out e alla transizione per amore dei figli. Ciò non deve accadere. I figli capiscono quando i loro genitori sono infelici, così come se mamma o papà sono costretti a interpretare un ruolo di genere che non gli appartiene. Occorre far comprendere ai figli che la diversità fa parte della vita e che vale la pena essere se stessi perché anche loro possano uscirne arricchiti e rinforzati.

L’esperienza dimostra che un’informazione attiva, ad esempio a scuola o nella società sportiva dei figli, contribuisce a evitare chiacchiere o addirittura atteggiamenti di mobbing verso i figli. È comunque difficile decidere come comportarsi da genitori. Eventualmente può rivelarsi utile il supporto di altri genitori trans o di una persona esperta.

Bibliografia:
FORTE! Una guida per parenti di persone trans* https://www.tgns.ch/wp-content/uploads/2016/07/Forte-Una-guida-per-parenti.pdf
Spahn, Annika (2022). Trans Schwangerschaft: https://gwi-boell.de/de/2022/01/17/trans-schwangerschaft.
Schmitz, K. & Schmitz, C.. (2013). Wie Lotta geboren wurde. Darmstadt, Atelier 9 3/4.

di Nuray Erler, Tobias Kuhnert, Martina von Känel e Martin della Valle

Secondo il diritto vigente, in Svizzera la donazione di ovociti è vietata (art. 4, Legge sulla medicina della procreazione, LPAM). In Parlamento si sta cercando di rendere ammissibile la donazione di ovociti per le coppie sposate in cui il motivo di infertilità dipende dalla donna. Anche la maggioranza della Commissione nazionale d’etica (CNE) ritiene che il divieto riguardante la donazione di ovociti sia discriminante rispetto all’ammissibilità della donazione di sperma e si basi su una giustificazione naturalistica discutibile. Anche se l’iter della mozione in Parlamento e del progetto di legge in Consiglio federale fosse rapido, potrebbero trascorrere ancora molti anni prima che in Svizzera sia concepito legalmente un bambino tramite donazione di ovociti.

A causa del divieto riguardante la donazione di ovociti in Svizzera, molte coppie (prevalentemente di sesso opposto) vanno all’estero per poter realizzare il loro desiderio di figli. Aggirare il divieto svizzero recandosi all’estero non comporta conseguenze penali, ma si consiglia tuttavia di informarsi prima sui rischi della procedura nonché sugli aspetti finanziari e giuridici.

In una donazione di ovociti, l’ovulo donato da una prima persona viene fecondato con il seme della persona che ha donato lo sperma e l’embrione che si forma viene poi impiantato nell’utero di un’altra persona. I cicli mestruali devono coincidere per poter realizzare una donazione di ovociti.

Un ovulo contiene le informazioni genetiche della persona dalla quale viene prelevato così come uno spermatozoo contiene le informazioni genetiche della persona che dona. Per lo sviluppo e la protezione immunitaria, durante la gravidanza l’embrione viene alimentato con importanti sostanze nutritive della persona che porta avanti la gestazione.

Poiché l’infertilità può colpire anche persone LBTIQ*, la donazione di ovociti rappresenta una possibile alternativa per formare una famiglia. Vi sono persone LBTIQ* che grazie alla donazione di ovociti del_della proprio_a partner sono in stato di gravidanza. Se si decide per la donazione di ovociti, è importante informarsi dettagliatamente sull’iter medico da seguire.

Nella gran parte delle cliniche, le persone che effettuano una donazione di ovociti vengono sottoposte a un controllo medico, che comprende sia una parte fisiologica sia una psicologica. Sia la persona donatrice sia la persona che riceve dovrebbero informarsi sui rischi medici. Prima del prelievo di ovociti, la persona donatrice si sottopone a una cura ormonale, ossia una stimolazione ovarica per produrre gli ovuli. La persona che riceve gli ovociti si sottopone anche lei a una cura ormonale per preparare la mucosa uterina ad accogliere l’embrione.

Per entrambe le persone, chi dona e chi riceve, non vanno sottovalutati gli effetti dei trattamenti ormonali, né sul piano fisico né su quello psicologico. La donazione di ovociti avviene mediante intervento chirurgico, così come l’impianto dell’ovulo fecondato. Se si impiantano più ovuli fecondati, ciò può generare gravidanze multiple, che per il genitore coinvolto nella gestazione e anche per i nascituri può significare un rischio più alto, sia durante la gravidanza sia al momento del parto. In molti paesi la legge regolamenta il numero di embrioni che si possono impiantare.

In Belgio, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Spagna e USA è possibile effettuare una donazione di ovociti.

Nessuna delle persone partecipanti al sondaggio della Federazione Famiglie Arcobaleno ha dichiarato di essere ricorsa alla donazione di ovociti né prevede di ricorrervi.

QUALCHE CONSIGLIO PER LA DONAZIONE DI OVOCITI

·       Chiedere presso l’istituto/l’ospedale prescelto una consulenza dettagliata sull’iter medico, i vantaggi e gli svantaggi

·       Chiedere informazioni sulla persona che effettua la donazione di ovociti

·       Riflettere sugli aspetti fisici e psicologici e chiarirli

·       La conoscenza della lingua del Paese in cui viene effettuata la donazione di ovociti è un vantaggio

Letture consigliate:

Funcke, Dorett & Thorn, Petra (Ed.). (11.2010). Die gleichgeschlechtliche Familie mit Kindern. Interdisziplinäre Beiträge zu einer neuen Lebensform. Bielefeld: transcript Verlag

Fonti:

Büchl, Christine. (2011). Eizellspende: Überblick Europa [pagina web]. www.eizellspende.com.de/laender/Ueberblick-Europa.htm

Familienplanung.de. (24.03.2014). Die Eizellenspende [pagina web]. www.familienplanung.de/kinderwunsch/behandlung-im-ausland/eizellspende

Hochl, Karin. (2014). Faktenblatt. Fortpflanzungsmedizin in der Schweizwww.regenbogenfamilien.ch/fakten (solo in tedesco)

Thorn, Petra. (2008). Expertise. Reproduktives Reisen. Frankfurt/Main: pro familia.  www.profamilia.de/fileadmin/publikationen/Fachpublikationen/expertise_reproduktives_reisen.pdf

di Tobias Kuhnert, Nuray Erler, Martina von Känel, Martin della Valle e Álvaro Catalá

«La maternità surrogata prevede un rapporto complesso dalle molte sfaccettature. Specie sul piano emotivo, rappresenta un progetto molto ambizioso per tutte le parti coinvolte. Impedirla in assoluto non rende giustizia a tale complessità così come formulare un giudizio morale sul comportamento degli aspiranti genitori e delle madri sostitutive è pretenzioso. Appare invece necessario riflettere su un consenso sociale.»

Andrea Büchler e Barbara Bleisch, NZZ, 10.04.2014

Si parla di «maternità surrogata» quando una donna cis o un uomo trans concepisce un bambino con un processo di procreazione, ne porta avanti la gestazione e lo consegna a terzi dopo il parto. Per i genitori LGBTIQ* la maternità surrogata costituisce senz’altro un tema importante, specie per padri gay/bisessuali, genitori trans* e intersessuali, limitati nella loro capacità riproduttiva, sebbene sia un tema complesso che solleva interrogativi.

Il termine «maternità surrogata» (o sostitutiva) sta a indicare il processo con cui una donna cis o un uomo trans porta in grembo uno o più bambini per conto dei genitori intenzionali, affidandolo/i a loro dopo il parto.

Possono essere genitori intenzionali anche singole persone. Sebbene siano soprattutto coppie di sesso diverso (eterosessuali) a ricorrere alla maternità surrogata, questa rappresenta un tema di grande rilevanza per i genitori LGBTIQ*, in particolare per i padri gay / bisessuali nonché per i genitori trans e intersessuali, che non possono portare avanti una gravidanza in modo autonomo.

Nella maternità surrogata la gravidanza viene generalmente indotta attraverso l’impianto di uno o più ovociti fecondati artificialmente. Sia gli ovociti sia lo sperma possono provenire dai genitori intenzionali o da un’altra persona (persona donatrice). Ai fini del riconoscimento del rapporto di filiazione, tuttavia, le autorità svizzere ritengono importante che almeno un genitore abbia un legame genetico con il bambino.

Ne consegue che la maternità surrogata coinvolge più persone:

  • la persona gestante (nota anche come madre sostitutiva o surrogata);
  • la persona donatrice di ovociti, che può essere uno dei genitori intenzionali o una persona scelta da tali genitori; in ogni caso non si tratta della persona gestante;
  • la persona donatrice di sperma, che di solito è uno dei genitori intenzionali;
  • i genitori intenzionali (può trattarsi di una coppia o di una persona singola).

Oltre a questi soggetti principali, in genere sono coinvolte anche altre istanze:

  • agenzia di mediazione che mette a disposizione la persona donatrice di ovociti e accompagna il processo di donazione (in determinate circostanze la donazione di ovociti può anche avvenire ricorrendo a un’apposita banca specializzata);
  • agenzia che mette a disposizione la persona gestante e accompagna il processo di maternità surrogata (può essere la stessa agenzia summenzionata, ma non necessariamente);
  • possibilità introdotta di recente: ospedali partner in Svizzera per effettuare la donazione di sperma;
  • clinica di fertilità, dove avvengono il prelievo di ovociti, la fecondazione e l’impianto degli ovociti fecondati nell’utero della persona gestante;
  • avvocato o avvocata sul posto, che da un lato regolamenta gli accordi giuridico-contrattuali tra tutte le istanze, dall’altro gestisce la procedura di costituzione del rapporto di filiazione;
  • autorità del Paese in cui avviene la maternità surrogata, responsabili dell’emissione del certificato di nascita del bambino ed eventualmente del suo passaporto;
  • autorità del luogo di residenza dei genitori intenzionali, responsabili della registrazione (della residenza) del bambino;
  • autorità del Paese di origine dei genitori intenzionali, responsabili del riconoscimento del rapporto di filiazione nonché dell’iscrizione nel registro di stato civile (eventualmente anche dell’emissione di un passaporto nazionale).

Si tratta quindi di un processo dispendioso, costoso e lungo, sia sul piano organizzativo che amministrativo.

Considerata la complessità di tale processo, costituisce un vantaggio il fatto che i genitori intenzionali parlino eventualmente la lingua del Paese in cui avviene la maternità surrogata.

Condizioni quadro giuridiche in Svizzera e in altri Paesi

In Svizzera la maternità surrogata è vietata (art. 119 cpv. 2 lett. d Cost., art. 4 LPAM), ma solo la mediazione e l’esecuzione della procedura danno luogo a conseguenze penali; i genitori intenzionali e la persona gestante non sono perseguibili per legge. In alcuni Paesi la maternità surrogata è consentita, sebbene il quadro giuridico, l’entità dei costi e la tutela di tutte le parti coinvolte differiscano molto tra uno Stato e l’altro. Per una panoramica dettagliata e aggiornata dei Paesi in cui per i genitori LGBTIQ* svizzeri la maternità surrogata è consentita e a quali condizioni, consultare la bibliografia. Vi sono Paesi in cui la maternità surrogata è facilmente accessibile anche a genitori dello stesso sesso (ad es. singoli Stati federali degli USA o il Canada), mentre in altri Paesi non è così (ad es. l’Ucraina). La Federazione Famiglie Arcobaleno raccomanda di informarsi accuratamente quando si sceglie il luogo di esecuzione, tenendo conto degli interessi da tutelare delle diverse parti coinvolte.

Fatto sta che un numero crescente di coppie (prevalentemente di sesso opposto) che desiderano avere un figlio ma non possono realizzare tale desiderio, partono dalla Svizzera per recarsi all’estero con lo scopo di ricorrere alla maternità surrogata.

A determinate condizioni, in Svizzera è possibile riconoscere un rapporto di filiazione stabilito all’estero con l’aiuto di una maternità surrogata. Secondo la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, come pure secondo il Tribunale federale (DTF 141 III 312), il riconoscimento deve avvenire almeno per il genitore che ha un legame genetico con il figlio. Ad esempio, per una coppia gay ciò significa che il certificato estero di nascita viene riconosciuto in riferimento al partner che ha donato lo sperma. Per contro, la giurisprudenza attuale non consente il riconoscimento al secondo padre non genetico, il quale deve adottare il figlio in una fase successiva (adozione del figliastro). Fino a quel momento, la casella del secondo genitore rimane vuota. Neanche la persona gestante viene iscritta nel registro di stato civile svizzero come madre legale, se ha rilasciato una dichiarazione di rinuncia legalmente valida (dopo il parto) ed è stata emanata una sentenza del tribunale.

È importante sapere inoltre che in Svizzera il riconoscimento (dello stato civile) è necessario solo se uno o entrambi i genitori sono cittadini svizzeri, ossia nel caso in cui il figlio debba ottenere la cittadinanza svizzera.

L’iscrizione / la registrazione del figlio può avvenire generalmente presso l’ufficio di controllo degli abitanti del luogo di residenza mediante certificato di nascita, passaporto nazionale e una domanda di ricongiungimento familiare.

Al momento si stanno avanzando richieste in ambito politico per migliorare la tutela dei figli nati da maternità surrogata, come l’abolizione dell’anno di cura obbligatoria previsto prima di un’adozione del figliastro per questi bambini.
Si raccomanda caldamente di informarsi sempre su questi temi come pure di impegnarsi nel networking.

Riflessioni importanti

Tenuto conto della complessità di una maternità surrogata nonché della vulnerabilità delle parti coinvolte, al momento di prendere una decisione sulla procedura e sul luogo in cui avverrà, la Federazione Famiglie Arcobaleno invita a riflettere sugli aspetti di seguito indicati, che non sono presenti in altri processi di formazione di una famiglia. La Federazione Famiglie Arcobaleno è disponibile a fornire il proprio supporto per qualsiasi domanda.

  • Per garantire la tutela delle parti coinvolte, è importante che l’agenzia / la clinica scelta offra una consulenza indipendente nonché l’assistenza necessaria tanto ai genitori intenzionali quanto alla persona gestante.
  • Occorre fare in modo che la persona gestante sia pienamente informata sul processo e sui relativi rischi, decida in piena libertà e concretizzi la propria decisione in una dichiarazione di consenso (consenso informato).
  • La persona gestante e i genitori intenzionali devono soddisfare determinati presupposti, tra cui anche sostenere esami di tipo medico, psicologico e altro. A tutela del nascituro, durante la gravidanza la persona gestante deve attenersi ad alcune direttive di comportamento (ad es. non deve consumare droghe); le condizioni devono essere adeguate tanto alla persona gestante quanto ai genitori intenzionali.
  • È importante che i genitori intenzionali e la persona gestante riflettano su come procedere in situazioni eccezionali e lo stabiliscano contrattualmente, ad esempio in caso di aborto, desiderio di interrompere la gravidanza da parte della persona gestante o dei genitori intenzionali (ad es. in caso di grave disabilità) o ancora in caso di complicazioni durante la gravidanza o il parto. In queste circostanze bisogna fare in modo che la persona gestante venga coinvolta nelle decisioni e sia risarcita di conseguenza (a parte le spese sanitarie sostenute).
  • La responsabilità piena ed esclusiva del bambino che la madre sostitutiva porta in grembo spetta ai genitori intenzionali, indipendentemente dallo stato di salute o dalla disabilità del nascituro.
  • Bisogna anche stabilire contrattualmente che la persona gestante non possa tenere il bambino dopo il parto.
  • A seconda della situazione giuridica ed economica del Paese in cui avviene, la maternità surrogata può incoraggiare una pratica di sfruttamento delle madri sostitutive o anche la tratta di minori. Spetta ai genitori intenzionali fare in modo che le condizioni del processo di maternità surrogata e la scelta del luogo in cui avviene siano conformi ai loro principi etici.
  • A seconda del luogo di esecuzione, la donazione di ovociti (ed eventualmente la donazione di sperma) possono avvenire in forma anonima o aperta. I genitori intenzionali devono riflettere sul comportamento più o meno aperto che intendono assumere con il figlio riguardo alle sue origini e alle persone coinvolte (ad es. la persona donatrice di ovociti e la madre sostitutiva), tenendo presente che il figlio ha diritto a conoscere tali origini. Spesso vi è la possibilità che il figlio e i genitori intenzionali possano mantenere un contatto sin dall’inizio con la persona gestante e/o la persona che ha donato gli ovociti, in modo da garantire integralmente i diritti del figlio.
  • La maternità surrogata comporta rischi e oneri elevati sul piano finanziario. I genitori intenzionali devono infatti assumersi non soltanto tutte le spese che ne derivano (remunerazione a persona gestante e persona donatrice di ovociti, agenzie, clinica di fertilità, avvocati, assicurazioni, farmaci, spese di viaggio ecc.), ma anche i possibili rischi, tra cui eventuali trattamenti sanitari del neonato nonché la permanenza in un reparto di neonatologia. In genere le assicurazioni malattia escludono la maternità surrogata dalle loro prestazioni o le forniscono a condizione di un’elevata partecipazione alle spese da parte dei genitori intenzionali. I genitori intenzionali devono essere consapevoli dei rischi finanziari che potrebbero trovarsi ad affrontare, prevedendo un’apposita riserva nel loro budget.

Fonti:

Bertschi, Nora & König, Anika. (03.2016). Leihmutterschaft. gewünscht, geliehen, gekauft, geschenkt. Lucerna: SKF Schweizerischer Katholischer Frauenbund. https://www.frauenbund.ch/aktuelles/leihmutterschaft-gewuenscht-geliehen-gekauft-geschenkt-2432

Büchler, Andrea & Bleisch, Barbara. Neue Zürcher Zeitung. (10.04.2014). Gastkommentar zur Leihmutterschaft. Ein respektables Unterfangen? https://www.nzz.ch/ein-respektables-unterfangen-1.18281110

Consiglio federale. (29.11.2013). Rapporto sulla maternità surrogata. https://www.bj.admin.ch/dam/data/bj/aktuell/news/2013/2013-11-29/ber-br-i.pdf

Gerber, Paula. (15.07.2015). A Human Rights Response to Commercial Surrogacy

. https://www.youtube.com/watch?v=llVRHwZICr0&feature=youtu.be

Commissione nazionale d’etica per la medicina umana. (11.2013). La procreazione con assistenza medica. Considerazioni etiche e proposte per il futuro https://www.bag.admin.ch/dam/bag/it/dokumente/biomed/fortpflanzungsmedizin/nek-fmedg-zukunft.pdf.download.pdf/NEK+Fortpflanzungsmedizin+It.pdf

Centro svizzero di competenza per i diritti umani. (2015). Leihmutterschaft aus menschenrechtlicher Sicht [pagina web]. https://skmr.ch/publikationen-dokumentationen/artikel/leihmutterschaft-aus-menschenrechtlicher-sicht (solo in tedesco e francese)

Wikipedia – Surrogazione di maternità, sezione: Aspetti legali https://it.wikipedia.org/wiki/Surrogazione_di_maternit%C3%A0

Références recommandées :

  • Gross, Martine. (2012). Choisir la paternité gay. Editions Erès.
  • Gratton, Emmanuel. (2008). L’homoparentalité au masculin. Le désir d’enfant contre l’ordre social. Paris, Presses universitaires de France, coll. «Partage du savoir».
  • Rossi Marcelli, Claudio. (2013). Hello Daddy ! L’histoire heureuse de deux hommes et deux couffins. Editions Slatkine

Vivere da famiglia arcobaleno

di Nuray Erler, Tobias Kuhnert, Martina von Känel, Eva Kaderli e Martin della Valle

In Svizzera vivono famiglie arcobaleno costituite in forme molto diverse tra loro. Alla base della costituzione di una famiglia vi sono elementi biologici e sociali. Padri gay con un figlio – affiliato, adottato o avuto tramite maternità surrogata – nonché coppie lesbiche e gay con uno o più figli allevati insieme possono formare una famiglia (co-genitorialità). Anche una coppia di donne lesbiche o persone transessuali con figli avuti da precedenti relazioni o ancora figli nati all’interno della relazione appartengono alle molteplici forme familiari note con il nome di famiglie arcobaleno. Costellazioni a quattro, dove una coppia lesbica ha figli con una coppia gay, vivendo la genitorialità tutti insieme, padri gay single o una mamma lesbica e la famiglia nucleare formata da una coppia con uno o più figli sono ulteriori forme familiari.

Le famiglie arcobaleno non hanno molti modelli di riferimento per potersi orientare. Nell’interpretazione più ampia, ciò consente un’ampia gamma di possibilità per dare vita a forme e strutture familiari. Trattandosi di genitori prevalentemente dello stesso sesso, a questi non viene attribuito un ruolo determinato dal sesso, né dai partner né dai figli, il che può tradursi in una grande libertà. Nel preparare e pianificare la costituzione di una famiglia arcobaleno, si riflette approfonditamente su molti aspetti, ponderandoli. Una coppia lesbica si porrà spesso domande come: Chi sarà la madre biologica? Cosa succede se non funziona? Meglio rivolgersi a una banca del seme o a una donazione di sperma privata proveniente dal contesto sociale in cui si vive? La persona donatrice avrà un ruolo nella famiglia oppure no? Se sì, quanto rilevante deve essere tale ruolo? La paternità sarà riconosciuta oppure no?

Anche gli uomini GBTIQ* fanno le stesse riflessioni: Quali sono le possibilità per formare una famiglia? Avere un figlio biologico insieme a una donna LBTIQ* o eterosessuale oppure con un uomo trans? Accogliere un bambino in affiliazione, adottarlo oppure soddisfare il desiderio di un figlio con una maternità surrogata?

Le riflessioni continuano anche per la vita futura: La convivenza funzionerà? Come avverrà la suddivisione dei compiti? Una persona lavora e provvede al sostentamento mentre l’altra resta a casa e si assume il compito di accudire i figli? Come funziona sul piano economico? Oppure l’accudimento dei figli viene suddiviso tra i genitori, i quali vanno entrambi a lavorare? Se entrambi i genitori lavorano, forse si pone la questione di una custodia dei figli complementare alla famiglia. Poiché le persone / le coppie LGBTIQ* non diventano genitori per caso o ciò succede molto raramente, chiarire questi aspetti prima di costituire una famiglia è importante nonché legittimo.

La costituzione di una famiglia arcobaleno richiede quasi sempre a una lunga pianificazione per decidere come e quale forma adottare. Una volta decise le modalità e chi sarà la persona a rimanere incinta o il genitore biologico, si pone la questione del momento giusto. Dopo tante riflessioni, però, non c’è un momento giusto per formare una famiglia arcobaleno, alla fine è solo una questione di ritmo biologico o di istinto che spinge a osare il grande salto.

La gravidanza rappresenta un cambiamento profondo nella vita di ogni persona e del suo contesto più prossimo. Ma poi succede e il bambino è in arrivo! La scelta di farsi accompagnare durante la gravidanza e la preparazione al parto non è uguale per tutti. Alcune persone scelgono il parto in casa con un’ostetrica di fiducia, altre invece optano per l’ospedale. Durante i preparativi, un colloquio preliminare o una visita in ospedale può aiutare ad attenuare il nervosismo e a infondere sicurezza. In tale occasione, si può anche chiarire chi sarebbe meglio avere accanto durante il parto e chi no. Alcune coppie LGBTIQ* che hanno fatto ricorso a un’inseminazione all’estero, partoriscono sul posto per consentire il riconoscimento alla nascita da parte di entrambi i genitori.

Dopo il parto, segue un periodo molto intenso e importante per tutti i soggetti coinvolti. Il neonato e i genitori, specie la partoriente, hanno bisogno di molta calma e vicinanza. Il momento dell’attaccamento è molto importante nei primi giorni di un neonato perché è in questo periodo che egli sviluppa la fiducia primordiale nel fatto di essere bene accolto e protetto. All’inizio, i neo-genitori hanno bisogno di calma e tempo con il neonato per imparare a conoscersi. Nella relazione di coppia possono nascere dubbi, ad esempio quando il genitore biologico allatta il neonato o trascorre più tempo con lui. Spesso ciò ha anche a che fare con il quadro giuridico («congedo di maternità / paternità») o con concetti normativi, socialmente radicati di genitorialità, il che richiede grande apertura, dialogo e autoanalisi da parte dei genitori per individuare ed esprimere i propri interessi ed esigenze.

La quotidianità con un figlio implica delle sfide da affrontare, come l’accudimento e la suddivisione dei compiti all’interno della famiglia. Uno dei genitori esce di casa per andare a lavorare, l’altro forse rimane in casa. Secondo alcune ricerche condotte in Germania, tale suddivisione dei compiti è piuttosto rara nelle famiglie arcobaleno. Infatti, molto spesso entrambi i genitori svolgono un lavoro retribuito con grado di occupazione ridotto e si suddividono l’accudimento dei figli oppure optano per una custodia complementare alla famiglia. Nelle famiglie plurigenitoriali vi sono più adulti coinvolti che assumono il ruolo genitoriale e questo può rappresentare un grosso supporto per l’accudimento e la suddivisione dei compiti. Dopo riflessioni approfondite, si sceglie tra le tante possibilità di accudimento per i figli, dai genitori diurni al nido o ai gruppi di gioco. In tutti questi contesti pubblici, le famiglie arcobaleno incontrano una maggioranza di persone eterosessuali e cis. A ogni primo incontro si arriva a un coming out. La curiosità verso le famiglie arcobaleno è elevata, in particolare riguardo alla modalità di formazione della famiglia, un tema che continua a essere ritenuto interessante. Naturalmente, ognuno è libero di decidere quanto raccontare dell’argomento. Alcune persone hanno un atteggiamento molto aperto verso le famiglie arcobaleno, altre non hanno alcuna conoscenza di queste forme familiari, che devono essere spiegate.

La prima fase di vita di un bambino può essere molto intensiva e questo può rappresentare una sfida per la relazione di coppia. Alcune ore di accudimento da parte di familiari o amici possono essere di grande aiuto.

Formare una famiglia può essere l’occasione per riavvicinarsi alla famiglia di origine, in quanto un bambino può portare molta gioia e relativizzare i conflitti. Se abitano vicini, accettano e rispettano la forma di vita scelta dai figli, i nonni possono essere buoni baby-sitter per la coppia che desidera andare nuovamente al cinema o a cena da sola. Il contesto sociale svolge un ruolo importante, per questo si consiglia di strutturarlo e chiarirlo in modo che sia favorevole alla famiglia arcobaleno. Lo scambio con altre famiglie arcobaleno può essere determinante, sia per i genitori che per i figli. Ciò aiuta anche a sostenere i processi psicologici interiori dei figli, i quali, insieme ad altri come loro, rafforzano la consapevolezza di sé e l’identità di figli di una famiglia arcobaleno

Letture consigliate:
•    Gerlach, Stephanie. (2010). Regenbogenfamilien. Ein Handbuch (3a edizione). Berlino: Querverlag.
•    Thorn, Petra & Herrmann-Green, Lisa. (2010). Die gleichgeschlechtliche Familie mit Kindern. Interdisziplinäre Beiträge zu einer neuen Lebensform.

Film:
•    Women Love Women (2000)
•    Rara – Una strana famiglia (2016)

Fonti:
Jansen, E., Bruns, M., Greib, A. & Herbertz-Floßdorf, M.(2014). Regenbogenfamilien – Alltäglich und doch anders. Beratungsführer für lesbische Mütter, schwule Väter und familienbezogene Fachkräfte (2a edizione completamente rivista). Familien- und Sozialverein des LSVD (Ed.). Colonia: LSVD. Fonte: https://www.lsvd.de/lebensformen/lsvd-familienseiten/beratungsfuehrer-regenbogenfamilien.html
Gerlach, Stephanie. (2010). Regenbogenfamilien. Ein Handbuch (3a edizione). Berlino: Querverlag
Funcke, Dorett & Thorn, Petra (Hg.). Die gleichgeschlechtliche Familie mit Kindern, Interdisziplinäre Beiträge zu einer neuen Lebensform. Bielefeld: transcript Verlag

di Tobias Kuhnert

Da un lato le famiglie arcobaleno devono affrontare delle sfide al loro interno, dall’altro, al più tardi con l’ingresso dei loro figli nella scuola dell’infanzia, ogni famiglia con genitori LGBTIQ+ deve riflettere su quanto, quando, come e a chi rivelare di sé nonché sul modo in cui affrontare le reazioni, specie riguardo al figlio.

La gran parte dei figli delle famiglie arcobaleno sono consapevoli della particolarità della loro forma familiare e sanno che non corrisponde allo standard sociale, organizzando quindi lo scambio di informazioni con altre persone sulla propria famiglia in base a tale consapevolezza. Anche loro riflettono su quanto, quando, come e a chi raccontare, tacendo talvolta aspetti della loro identità familiare per paura di essere stigmatizzati. Lo stesso vale per i genitori.

Di seguito il termine stigmatizzazione viene utilizzato per definire reazioni negative alla forma di famiglia arcobaleno. Una grossa parte di tali stigmatizzazioni si verifica a scuola, principalmente a opera di altri bambini e ragazzi, ma anche di adulti, ad esempio insegnanti, collaboratrici e collaboratori scolastici (di seguito congiuntamente denominati «personale scolastico») o altri genitori. Secondo gli studi, i bambini e i ragazzi provenienti da famiglie arcobaleno che riferiscono di esperienze di stigmatizzazione legate alla loro forma familiare sono un po’ meno della metà.

Queste stigmatizzazioni assumono forme diverse:

  • Domande sgradevoli e ripetute sulla forma familiare e sulla sua genesi.
  • Messa in discussione della forma familiare, della sua genesi e della relazione con il genitore non biologico.
  • Dichiarazioni apertamente ostili sulle persone LGBTIQ+.
  • Insulti, offese.
  • Derisioni o «frasi stupide».
  • Messa in secondo piano di modelli di vita e di famiglia diversi da quelli eteronormativi, specie durante le lezioni.
  • Particolari esigenze e sfide delle famiglie arcobaleno non prese sul serio o ignorate dal personale scolastico.
  • Nell’ambito delle lezioni e della routine scolastica, il personale della scuola rifiuta di riconoscere le famiglie arcobaleno in termini di definizioni («mami e papi») e di comportamento (il secondo genitore o gli ulteriori genitori vengono trattati come «persona(e) di accompagnamento»; in occasione della Festa della Mamma, sul regalo destinato a una famiglia composta da due madri sarà scritto «per la mamma» invece che «per mamma e mami» oppure vi sarà un solo regalo per le due madri.
  • Il personale scolastico non interviene in caso di prese in giro e dichiarazioni ostili sulle persone LGBTIQ+ (ad es. « finocchio di merda).
  • I moduli e le lettere della scuola sono formulati in termini eteronormativi.

Il timore di vivere esperienze di stigmatizzazione diretta è generalmente più forte della loro portata effettiva. Tuttavia, è proprio la paura di reazioni negative e stigmatizzazioni che induce a nascondere e tenere segreta la propria costellazione familiare, e questo è causa di stress (il cosiddetto stress delle minoranze). Ma anche le reazioni negative sperimentate nel contesto scolastico possono indurre i figli di genitori LGBTIQ+ a prendere le distanze dai genitori e dalla loro forma familiare, spingendoli a tacere ancora di più al riguardo. E infine, ogni esperienza stigmatizzante, specie se relativa a un ambito così determinante come quello della famiglia, è una di troppo!

I più piccoli hanno generalmente un atteggiamento più aperto verso la loro situazione familiare e vivono anche meno le stigmatizzazioni rispetto ai bambini più grandi e ai giovani in particolare. Una delle spiegazioni per questo è che, al crescere dell’età, cresce anche la capacità dei figli di constatare le differenze e di valutarle (rispetto alle norme sociali). I bambini piccoli sono ancora poco influenzati dalle norme sociali nonché più aperti verso la diversità mentre quelli più grandi e i pre-adolescenti (pubertà) sentono l’allineamento alle norme e l’esigenza di distinguersi. Il fatto che la pubertà come momento di orientamento sociale, di formazione del gruppo (gruppo di pari) e di sviluppo della propria sessualità e identità coincida con l’adolescenza è quindi una possibile spiegazione del perché la gran parte delle esperienze di stigmatizzazione avvenga in questo periodo.

Consigli per affrontare le stigmatizzazioni, la scuola e la scuola dell’infanzia

È importante tenere a mente che questi consigli non sono una sorta di lista di controllo, che basta spuntare una volta per sbrigare la questione. Piuttosto, le famiglie arcobaleno devono prepararsi al fatto che purtroppo dovranno ripetutamente intervenire ed esigere accettazione. Inoltre, alcuni suggerimenti vanno adattati alla propria personalità e alla situazione concreta.

  • Presentate voi stessi e la vostra costellazione familiare al personale scolastico con cui dovete rapportarvi nonché ad altre persone coinvolte (vicinato, genitori dei compagni di classe, associazioni). Siete voi a decidere quanto rivelare di voi stessi in tali occasioni.
  • In questi primi contatti, al personale scolastico o alle altre persone potete anche fornire il breve opuscolo informativo sulle famiglie arcobaleno o la guida per professionisti dell’educazione realizzati dalla Federazione Famiglie Arcobaleno. Potete insistere affinché il personale scolastico o le altre persone utilizzino questi supporti per informarsi sulle nozioni di base – voi non dovete fungere da «enciclopedia ambulante».
  • Mostratevi disponibili al dialogo, il che non significa raccontare tutto a tutti o rispondere a tutte le domande, questo lo decidete solo voi come famiglia.
  • Non accontentatevi di una reazione «neutrale» o del silenzio / dell’inerzia da parte del personale scolastico: in una società eteronormativa, la neutralità non basta. Discutete piuttosto delle possibili difficoltà che potrebbero manifestarsi o che temete, come prese in giro o procedure discriminanti nella routine scolastica. Esaminate insieme a vostro figlio e al personale scolastico le strategie e le soluzioni per affrontarle, precisando chiaramente alla scuola le vostre aspettative in tal senso. A scuola, vostro figlio ha il diritto di sentirsi a proprio agio e alla considerazione della propria forma familiare.
  • Valutate la vostra famiglia in modo positivo, parlando liberamente con vostro figlio della forma familiare: se il figlio percepisce che la propria è una buona famiglia al pari delle altre, ad esempio grazie a immagini adeguate nei libri illustrati nonché alle vostre dichiarazioni, ciò gli darà fiducia e consapevolezza di sé.
  • Offrite a vostro figlio la possibilità di incontrare i figli di altre famiglie arcobaleno nonché altre persone ben disposte verso tali costellazioni familiari, in modo che possa valutare positivamente la propria famiglia e non si senta solo.
  • Parlate con vostro figlio delle esperienze di stigmatizzazione temute e delle possibili strategie per combatterle: un clima di dialogo aperto e di supporto in casa può contribuire a fare in modo che vi racconti tali esperienze e cerchi aiuto e consolazione.
  • A chi può rivolgersi vostro figlio se voi non siete lì ad ascoltarlo in quel momento? Amiche, amici o altre persone che accettano senza riserve il figlio e la sua costellazione familiare possono assumere dei ruoli di protezione o anche di supporto in caso di prese in giro.
  • Se i problemi persistono o se semplicemente cercate aiuto e consiglio, rivolgetevi a un servizio di consulenza o alla Federazione Famiglie Arcobaleno.

Situazioni concrete di stigmatizzazione

  • Informate la persona responsabile (ad es. l’insegnante di classe, l’assistente sociale scolastica*o, il dirigente scolastico, il presidente del consiglio dei genitori) della situazione di stigmatizzazione ed esigete un intervento.
  • Nelle situazioni in cui non c’è un responsabile preciso, rivolgetevi a persone che possono aiutarvi (ad es. amiche e amici di famiglia), informandole della stigmatizzazione e chiedendo aiuto.

Se siete in grado di farlo autonomamente:

  • Avvicinatevi con calma ai bambini / ragazzi, al personale scolastico o ai genitori responsabili della stigmatizzazione.
  • Interrompete la situazione / il comportamento stigmatizzante e illustrate eventualmente la vostra costellazione familiare in modo conciso e oggettivo.
  • Manifestate le vostre aspettative (ad es. rispetto, nessuna offesa, parità di trattamento).

Il ruolo della scuola

Cosa potete esigere dalla scuola:

  • La tematizzazione di modelli di vita e di famiglia LGBTIQ+ durante le lezioni come parte del piano di studio. Consigliate al personale scolastico il kit pedagogico per i professionisti dell’educazione realizzato dalla Federazione Famiglie Arcobaleno, come pure i progetti di visita in classe quali GLL, ABQ , Comout o queeres ah&oh (visite a scuola di persone LGBT e a volte dei loro genitori: www.gll.ch, www.abq.ch, Comout, www.queeresahundoh.ch).
  • Se volete, potete anche proporre di fare voi un intervento a scuola e di parlare della vostra famiglia (Attenzione: in questo caso, è necessario che vostro figlio dia il suo consenso senza riserve!)
  • L’intervento coerente e immediato del personale scolastico in caso di prese in giro.
  • Il personale scolastico deve porre domande su come rapportarsi con la forma familiare (quanta discrezione / apertura) e quali termini utilizzare preferibilmente (ad es. papi e papà o mami e mamma). Non deve ignorare che una famiglia con genitori LGBTIQ+ non è (ancora) accettata ovunque e che anzi deve affrontare particolari sfide e difficoltà, che il personale scolastico può senz’altro contribuire a ridurre, ad esempio facendo attenzione alle esperienze di stigmatizzazione.
  • La scuola e tutto il suo personale devono riflettere attivamente sulla lingua, le strutture e le procedure (ad es. i moduli) che vanno a rafforzare ruoli di genere stereotipati e forme familiari eteronormative, adeguandole. Consigliate al personale scolastico appositi workshop, ad esempio quelli proposti dalla Federazione Famiglie Arcobaleno o da du-bist-du, o ancora il kit pedagogico per i professionisti dell’educazione della Federazione Famiglie Arcobaleno.

di Sarah Musio

Il contatto con il sistema sanitario è per molti un’esperienza di tensione, collegata a paure e insicurezze. Oltre a questo, le famiglie arcobaleno si trovano ad affrontare anche l’incertezza di essere percepite e riconosciute come famiglia. La paura del rifiuto e della stigmatizzazione può portare a riflettere bene sull’opportunità di presentarsi realmente come famiglia o meno. In generale, la maggior parte delle istituzioni ha un atteggiamento aperto verso le famiglie arcobaleno.

Tale atteggiamento aperto con la costellazione familiare agevola il personale medico nellְ’affrontare il tema, offrendo l’opportunità di abbattere pregiudizi e imparare cose nuove. Molti di questi specialisti sono aperti e interessati a saperne di più sull’argomento delle famiglie arcobaleno.

Gravidanza

Già prima della gravidanza, le famiglie arcobaleno devono affrontare molte questioni, per esempio come arrivare a questa gravidanza. Se poi una famiglia arcobaleno entra in contatto con il sistema sanitario durante la gravidanza, ciò può comportare il fatto di dover rispondere ad alcune domande. È opportuno parlare prima con il team di cura in merito alla costellazione familiare, così da assicurarsi l’apertura necessaria. Non è necessario rispondere a domande sgradevoli o inadeguate sull’origine della gravidanza, spetta a ogni singola famiglia decidere autonomamente quanto rivelare. Per prepararsi al parto, si possono visitare più ospedali e case per partorienti. L’importante è trovare un luogo in cui ci si senta a proprio agio come famiglia e dove la costellazione familiare viene naturalmente accettata.

Pediatra

Prima o poi le famiglie con bambini entrano in contatto con un_una pediatra. Un atteggiamento aperto con la costellazione familiare agevola la comunicazione tra il medico e i membri della famiglia. Per il medico è molto importante sapere chi sono i genitori. In linea di massima, solo un genitore riconosciuto sul piano giuridico ha diritto all’informazione e alla decisione quando si tratta delle cure del figlio. Per poter coinvolgere il genitore non riconosciuto ufficialmente, è importante presentarsi consapevoli di essere una famiglia. Le deleghe che il genitore giuridico conferisce all’altro sono un valido supporto a tale riguardo. Grazie all’adozione del figliastro, ora la situazione è più facile per il genitore non biologico, equiparato all’altro genitore di fronte alla legge.

La visita di un medico può incutere timore. Per questo è molto importante che il bambino abbia intorno a sé le persone in cui ha la massima fiducia. Per molte persone è interessante incontrare una famiglia arcobaleno poiché questa forma familiare è sconosciuta o poco conosciuta ai più. Con il personale medico ciò può diventare anche un’occasione di scambio sulle sfide che tale forma familiare comporta.

Ospedale

Se un membro della famiglia deve essere ricoverato in ospedale, ciò rappresenta già di per sé una situazione di notevole stress. Nel caso delle famiglie arcobaleno si aggiunge spesso il dubbio di essere accettati e riconosciuti come partner o genitori. Per prevenire malintesi, è opportuno non tacere nulla della costellazione familiare sin dall’inizio. A ogni ricovero è necessario precisare chi sono i familiari più prossimi e chi bisogna informare. Inoltre, il personale infermieristico redige un’anamnesi nella quale, oltre alle questioni mediche, si chiede anche della situazione familiare. È un’occasione per prestarle la dovuta attenzione. Anche una procura conferita al genitore non riconosciuto giuridicamente può essere utile, in quanto stabilisce che anche lui/lei può e deve prendere decisioni.

Quasi sempre ci si preoccupa troppo di come il personale medico possa reagire di fronte alla propria costellazione familiare. Ma più si affrontano i medici in modo aperto, meno speculazioni e domande si generano. Aver già vissuto esperienze negative con il personale medico può essere uno dei motivi che generano preoccupazioni e sfiducia. Negli ultimi anni alcune cose sono cambiate in proposito. Sempre più spesso i temi LGBTIQ* entrano a far parte della formazione medica, determinando così un atteggiamento via via più aperto.

Cure e assistenza professionali e rispettose sono un diritto di tutte le persone, anche delle famiglie arcobaleno. Se la costellazione familiare crea problemi, sarebbe opportuno parlarne direttamente con il personale coinvolto. Ma se non si arriva a una soluzione, è indispensabile segnalare il fatto all’istanza immediatamente superiore. Un trattamento disuguale a causa dell’orientamento sessuale, dellְ’identità di genere o della costellazione familiare non deve essere accettato. Fare da garanti per i propri diritti tutti insieme, come famiglia, aiuta ad affrontare le situazioni difficili del sistema sanitario.

Consigli per affrontare il sistema sanitario

  • Aprirsi riguardo alla costellazione familiare aiuta molto a evitare malintesi e a presentarsi come famiglia.
  • Ogni famiglia deve decidere autonomamente quanto e a chi raccontare. Anche nei confronti del personale medico non sussiste alcun obbligo d’informazione.
  • Per evitare situazioni spiacevoli, è opportuno accertare prima il grado di apertura del medico nei confronti delle famiglie arcobaleno. Ciò è possibile naturalmente quando si può scegliere in autonomia lo studio medico cui rivolgersi.
  • Parlare della vostra configurazione famigliare in modo positivo e aperto permette si sensibilizzare l’interlocutore non ancora formato alla tematica. Inoltre, l’accompagnamento e le cure dipendono anche dalla possibilità di avere accesso a tutte le informazioni pertinenti.
  • Nei primi contatti con il personale medico, si può segnalare alla loro attenzione l’opuscolo informativo relativo alle famiglie arcobaleno.
  • Se i problemi dovessero persistere, si può chiedere aiuto alla Federazione Famiglie Arcobaleno.

Cosa ci si deve aspettare dal sistema sanitario

  • Per l’intero personale medico vale il seguente principio fondamentale: ogni persona ha diritto alla parità di trattamento, a prescindere dal suo orientamento sessuale, dalla sua identità di genere o dalla sua costellazione familiare. Il personale medico è inoltre tenuto al segreto professionale.
  • La costellazione familiare non deve costituire uno svantaggio ai fini delle cure o dell’assistenza.
  • In caso di problemi con altri pazienti a causa dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere e/o della costellazione familiare, tanto dal personale medico quanto dall’istituzione ci si deve aspettare di essere tutelati, come individuo e come famiglia, da abusi e discriminazioni.
  • In caso di problemi con il personale medico, è nell’interesse dell’istituzione rimuoverli. Occorre affrontare direttamente i problemi nonché esigere la parità di trattamento.

di Tobias Kuhnert

Non solo la scuola e la scuola dell’infanzia, ma anche altre istituzioni in cui sono presenti figli di famiglie arcobaleno possono comportare delle sfide. Molto di quanto già detto in precedenza sulla scuola può essere trasferito al comportamento da tenere con tali altre istituzioni. Ad esempio, avere un atteggiamento aperto, manifestare le proprie aspettative, scambiare informazioni sul benessere del figlio con i vari responsabili, reagire in caso di esperienze concrete di stigmatizzazione sono una buona base in ogni situazione. Esistono tuttavia alcune specificità, brevemente illustrate qui di seguito.

Avvertenze generali:

  • In caso di problemi con le istituzioni (ad es. difficoltà di comunicazione o trattamento non equo), potete rivolgervi alla Federazione Famiglie Arcobaleno.
  • Nell’ambito della pubblica amministrazione (ossia tutte le istituzioni citate in basso tranne le ultime due) è sempre presente un servizio di sorveglianza e spesso – nelle città – un organo di mediazione cui potete rivolgervi se subite un trattamento non equo.
  • Alle istituzioni presso cui constatate una mancata conoscenza delle famiglie arcobaleno potete consigliare le proposte dell’offerta formativa di perfezionamento della Federazione Famiglie Arcobaleno nonché le informazioni liberamente accessibili sul nostro sito web. Ciò è utile anche per altre famiglie che in futuro dovessero trovarsi nella stessa situazione.

Custodia e istruzione parascolastica (doposcuola, centri diurni, scuole a tempo pieno) e prescolastica (asili nido)

La domanda su chi porta e chi viene a prendere il figlio è più importante in questo contesto che in quello prettamente scolastico. Una comunicazione trasparente al riguardo su chi sono i genitori è indispensabile. Lo scambio sui temi familiari e dunque personali è spesso un fattore importante negli asili nido per garantire al meglio il benessere del figlio. Da parte dei genitori la maggiore apertura possibile sulla propria situazione familiare è dunque un vantaggio, ma deve incontrare un atteggiamento di base positivo nella controparte (personale specializzato dell’asilo nido) verso la genitorialità LGBTIQ+ per poter dare buoni frutti. Nella scelta dell’asilo nido, si consiglia di accertare prima la posizione del personale amministrativo e di custodia nei confronti delle famiglie arcobaleno. Se non avete possibilità di scelta (come accade di solito nell’ambito della custodia parascolastica o nel caso in cui l’asilo nido desiderato non ha più posto), è opportuno esigere autonomamente il necessario clima di accettazione o contribuire a crearlo. Disponibilità al chiarimento, il riferimento alla professionalità del personale specializzato coinvolto e, ove necessario, l’intervento presso organi superiori sono alcuni dei possibili passi da compiere.

Consultori familiari

Anche in questo caso si consiglia di accertare prima la posizione del servizio locale di consulenza nonché la conoscenza riguardo alle famiglie arcobaleno, individuando all’occorrenza un altro consultorio familiare, se possibile. Nella situazione concreta di consulenza, a fronte di domande che possono apparirvi insolite o inopportune, potete manifestare il vostro disagio al riguardo, chiederne la motivazione (in determinate circostanze vi sono «motivazioni» burocratiche / giuridiche) ed eventualmente respingerle.

Autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA)

Specie nei casi in cui il rapporto genitori-figlio non viene riconosciuto sul piano giuridico oppure nelle procedure di riconoscimento, è possibile che le famiglie arcobaleno entrino in contatto con le APMA. Le APMA agiscono per conto del legislatore. Si tratta di un’opportunità e di un rischio al tempo stesso, in quanto la gestione di tale incarico può infatti essere molto diversa. In alcuni casi, infatti, il personale APMA cerca di strutturare il rapporto delle famiglie arcobaleno con le istituzioni nel modo più piacevole e apprezzabile possibile, mentre in altri casi ha un atteggiamento di rifiuto verso le forme familiari non eteronormative. Tuttavia, spesso la collaborazione può essere migliorata già con un chiarimento e con un atteggiamento di apertura.

Ulteriori istituzioni (amministrazione comunale, ufficio immigrazione, …)

A volte i motivi che rendono complicato il rapporto delle famiglie arcobaleno con le istituzioni sono legati a un rifiuto aperto e diretto, ma più spesso si tratta di ignoranza e mancanza di conoscenza. Trasparenza e disponibilità a fornire spiegazioni da parte delle famiglie possono dunque fare molto, anche se non dovrebbe essere necessario. Tuttavia, in caso di curiosità inopportuna e fuori luogo, potete anche rifiutarvi apertamente. Se, ad esempio, volete rinnovare la vostra carta d’identità per stranieri, la storia della genesi della vostra famiglia è sostanzialmente irrilevante, per cui potete richiamare all’oggettività eventuali funzionari troppo curiosi, i quali non devono approfittare della vostra condizione di necessità.

Associazioni del tempo libero (sport, musica, …)

Come per l’asilo nido o il doposcuola, il coinvolgimento dei genitori nelle attività per il tempo libero dei figli è importante e dunque anche qui si consiglia una comunicazione trasparente sulla situazione familiare. Analogamente al contesto scolastico, le prese in giro possono e devono essere trattate coinvolgendo allenatrici e allenatori, insegnanti di musica, ecc., facendo appello anzitutto alla loro responsabilità in tal senso.

Istituzioni religiose

Le istituzioni o le confessioni religiose costituiscono spesso una sorta di «universo parallelo», dal momento che non funzionano secondo gli stessi principi (etici e giuridici) delle istituzioni pubbliche o disciplinate dal diritto pubblico. Non è raro che all’interno delle stesse confessioni vi siano grosse differenze regionali. Pertanto, è opportuno accertare le posizioni dei singoli luoghi di culto e individuare una comunità che possa andare bene.